In Valtrompia da Mazzamauro a Cederna
Il Pueblo di Ascanio Celestini ha tirato la volata e ora la stagione va per cominciare. Proposta è un progetto teatrale prodotto dell’assessorato alla Cultura della Comunità Montana di Valle Trompia con la direzione artistica dell’associazione culturale Teatro terrediconfine, che per quest’anno vede l’adesione di dieci Comuni della Valle. Un cartellone che costella quelli della città, ma per nulla di provincia, anzi di grande qualità. Proposta ha sempre avuto un’anima «sociale» e anche quest’anno rimane fedele alla sua vocazione. Il focus attorno a cui ruotano gli spettacoli è la riflessione della figura dello straniero. Straniero come corpo estraneo della società di oggi fondata più sull’immunità che sulla comunità, in cui diffidenza e pregiudizio sono virali. «Sono stranieri, sono tante le forme della diversità –— commenta Fabrizio Foccoli, storico demiurgo della rassegna —. Ci sono i migranti, i transgender, le donne, i giovani senza lavoro. Tutti coloro che vivono incomprensioni e solitudini, soffrendo ma anche cercando di affermare la propria dignità di essere». La rassegna a marzo apre con un tris al femminile: Elena Guerrini, mercoledì 7, con Via delle donne ragiona sullo squilibrio toponomastico di questo Paese in cui solo il 4% delle strade è dedicato al gentil sesso. Due giorni dopo, Anna Mazzamauro, l’indimenticabile signorina Silvani concupita da Fantozzi, in Nuda e cruda propone una sua riflessione su bellezza, vecchiaia e liberazione dai tabù. Il 15 Antonella Questa in Un sacchetto d’amore affronta con ironia le dinamiche relazionali. Tra gli altri titoli, Mi chiamo Aram e sono italiano, regia di Gabriele Vacis, storia di un immigrato di seconda generazione che non riesce a integrarsi: è italiano, ma tutti lo chiamano arabo, anche se è persino; Da questa parte del mare, un viaggio di Giuseppe Cederna negli scritti e nelle canzoni di Gianmaria Testa che parlano di migrazioni moderne senza retorica; Emigranti Esprèss di e con Mario Perrotta, che ci porta treno degli emigranti del nostro Sud nel 1980; Peter Pan guarda sotto le gonne della regista Livia Ferracchiati, che ha debuttato nell’agosto alla Biennale Teatro di Venezia, primo capitolo di una trilogia sull’identità. Per informazioni teatro.it.