Ricerche di mercato «copia-incolla» per oltre 100 milioni: due denunciati
Nei guai marito e moglie che spacciavano per inediti i dossier di altri
Pagati a peso d’oro (e a cinque zeri) per una serie di studi inediti che, di fatto, altro non erano che lo spudoratissimo copia e incolla del lavoro di altri, comodamente reperibile in Rete.
La loro consulenza era tutt’altro che economica. E spaziava dalla ricerca universitaria alla formazione di Pubblica amministrazione, dai seminari sulle nuove frontiere energetiche agli aggiornamenti sanitari per il settore edile. Costo minimo: 200 mila euro. Fatturati con documenti contabili fittizi, naturalmente. Non a caso si chiama «Fake download» l’operazione condotta dai militari della Guardia di Finanza di Brescia, che ha portato alla luce un giro di fatture false per oltre 100 milioni di euro. A emetterle cinque società — quattro con sede in città, una a Bedizzole — tutte riconducibili a marito e moglie bresciani (60 anni lui, 57 lei) già peraltro condannati per bancarotta fraudolenta nei mesi scorsi. Il meccanismo del raggiro non era affatto complesso. Sulla carta (e solo sulla carta) le fatture servivano per attestare ai clienti tutto il lavoro in teoria svolto dai coniugi senza scrupoli: «Ricerche di mercato e analisi di marketing basate su approfondimenti e studi che, in realtà, di fatto queste società di consulenza non avevano mai realizzato».
Il prodotto finale consegnato al cliente era semplicemente materiale recuperato onli- ne (e riconducibile all’impegno e alla proprietà intellettuale di altri) estrapolato, stampato e posto pure in allegato alle fatture false. Dossier che quindi incarnavano il plagio di materiale didattico o scientifico assemblato da analisti veri e destinato, per esempio, a docenti, studenti universitari oppure ai corsi di formazione sul lavoro.
Una volta reperita nel web la documentazione più attinente in relazione al mandato del cliente, marito e moglie vendevano il «copia e incolla» del materiale spacciandolo come frutto della propria competenza e di ricerche inedite e originali. E sembra che nessuno degli autori effettivamente tali si sia mai accorto del «furto», magari anche solo per una questione di distanza.
Basta prendere alcuni degli esempi più eclatanti scoperti dalle Fiamme Gialle: 500 mila euro (fatturati infragruppo) per il duplicato delle slide