La cartolina restituita 74 anni dopo «Colpa del postino: era senza bici»
Consegnata ieri al mittente che la scrisse durante la guerra. Destinatari i genitori
La gira e rigira tra le mani, poi la legge ad alta voce scandendo le parole, quasi non credesse ai suoi occhi. «È la mia grafia. È la mia cartolina!». Quella che spedì durante la Seconda guerra mondiale ai genitori ma che non è mai giunta a destinazione. E che è arrivata a casa solo ora, dopo 74 anni. Bruno Bergamaschi, classe 1925, era un soldato che, all’indomani dell’8 settembre, come altri giovani aderì alla Repubblica sociale. Il padre Ernesto, capomastro, e la madre Mariettina, sarta, abitavano a Bonemerse, piccolo centro nella campagna fuori Cremona. È a loro che, il 13 aprile 1944, il figlio scrisse: «Sono a Milano, parto alle 16 per un paesino tra Venezia e Treviso, a 10 chilometri da Venezia. Siamo in 30. Saluti e baci, vostro affezionatissimo Bruno». In alto due francobolli con l’immagine del re e i timbri della Rsi. Sull’altro lato è stampato un paesaggio di montagna e, ripresa di spalle, una bambina che lo guarda. Ma il messaggio è andato perduto, il perché è spiegato nella frase sul retro annotata
Il messaggio «All’epoca ero soldato, era importante far sapere alla mia famiglia che ero vivo»
Emozione È stata una sorpresa rileggere la mia grafia
a matita, probabilmente da un addetto delle poste: «Non recapitato per mancanza della bicicletta».
Nel 1945 Bruno tornò a Bonemerse. Si fece una posizione come geometra e, con i suoi operai, progettò e costruì molte case della zona, compresa la bella villa bianca con l’ampio giardino dove abita ancora oggi con la moglie, Mariarosa, 86 anni, maestra elementare, e dove sono nati i loro tre figli: Luca, che insegna matematica all’Università di Padova; Paola, professoressa di inglese; Giovanni, chimico. Quella lettera era finita in un angolo di qualche deposito postale da dove è riaffiorata ed è stata restituita al mittente grazie alla passione di Angelo Garioni, architetto, esperto d’arte e di storia locale, fondatore dell’associazione culturale «Cremona com’era»: «Mentre facevo ricerche in Internet, mi sono imbattuto in un collezionista di Milano. Gli ho chiesto se avesse informazioni sulla vecchia Cremona. Mi ha risposto di possedere qualcosa di interessante, ma che riguardava Bonemerse, il paese dei miei nonni, scoperto sulla bancarella di un mercatino. Ha preferito non vendermi, almeno per ora, la cartolina originale, considerandola un reperto raro per via di quella nota curiosa sul mancato recapito, ma ha accettato di farmi avere la riproduzione». A questo punto la sorpresa nella sorpresa. «Ho capito subito chi l’aveva mandata perché si tratta di un personaggio molto conosciuto, oltre che per la professione e l’impegno in parrocchia, per i suoi libri sulla storia di Bonemerse e le poesie in dialetto, di cui è un cultore».
Garioni avrebbe voluto recapitare qualche tempo fa la missiva, ma l’ex soldato era caduto riportando una frattura. E così la consegna è stata rimandata. Ieri l’incontro. «I miei abitavano dall’altra parte della strada, in quella casa — dice Bergamaschi subito dopo aver ricevuto la lettera —. Mi ricordo benissimo della cartolina indirizzata a loro. Perché ne ho scelta una con quel disegno? Non c’è una ragione particolare, l’importante era far sapere alla mia famiglia che ero vivo. Ne ho spedite altre in quel periodo, ma nessuna si è salvata. Davvero posso tenerla?». L’architettopostino, anche lui con un filo di commozione, risponde: «Certo, è un regalo. Sono molto felice perché è come mettere il sigillo su una storia drammatica ma con un finale positivo, quella di un ragazzo partito per la guerra e tornato sano e salvo». L’ex ragazzo accarezza nuovamente le parole scritte quando aveva 19 anni e le affida in custodia alla moglie.