Eugenio Finardi il ribelle torna a Iseo
Un tuffo nel passato e tra i ricordi di famiglia e dell’infanzia per il «ribelle» della musica italiana che questa sera si esibisce con uno spettacolo acustico sul palco dell’auditorium Modigliani dell’Antonietti a Iseo
Passano gli anni, cambia il modo di proporre e diffondere musica, cambia il mondo globale. Ma il ribelle Eugenio Finardi bada al sodo e va dritto per la sua strada senza farsi risucchiare dentro il frullatore dei giudici-talent strillati e dei duetti improbabili con giovanissimi rapper lanciati dal web. «Finardimente» è il nuovo spettacolo teatrale acustico che andrà in scena oggi, alle 21, all’Auditorium Modigliani dell’istituto Antonietti, a Iseo. Organizza Macramè Eventi di Gianluca Serioli, il quale da anni si (s)batte come un leone per portare grandi artisti italiani in location affascinanti, nonostante l’assenza di un vero e proprio teatro a Iseo (biglietti numerati a 25 euro, info 346.0902200).
Dicevamo dello spettacolo acustico offerto da Finardi: non un semplice duo vocechitarra, bensì una formazione di tutto rispetto in grado di riempire con suoni più gentili un patrimonio artistico di rara bellezza.
Il cantautore milanese, classe ‘52, sarà accompagnato sul palco da Marco Lamagna al basso, da Claudio Arfinengo alle percussioni, da Federica Finardi Goldberg (nipote di Eugenio e di nazionalità americana) al violoncello e da Giovanni «Giuvazza» Maggiore alla chitarra acustica, che aprirà lo show con alcuni pezzi propri.
Lo accogliamo sul red carpet, se non altro per le sue belle pagine di musica che ha scritto dagli anni ’70 ad oggi. Eugenio, lei si è esibito spesso, solo o con la band, nel territorio bresciano; ora torna al lago d’Iseo con qualche ricordo?
«Ricordi di un tempo, seppur mai sbiaditi. Mio padre di origini bergamasche era il più giovane di nove fratelli, e una cara zia per le vacanze di Pasqua ci invitava sempre a casa sua, di sponda bergamasca. Questi sono luoghi particolari di natura romantica che non si possono dimenticare, per una serie di motivi».
Perché intitolare il suo tour Finardimente?
«Sarà una serata dedicata alla musica e alle parole. Racconterò la genesi di alcune canzoni, canterò brani rispolverati dalla soffitta che solitamente non presento, oltre naturalmente ai grandi successi che la gente vuole sentire. Uno spettacolo intimo accompagnato da sonorità piene seppur acustiche, insomma, si scava nella memoria del tempo. Dopo l’ultimo tour durato due anni, ora mi rimetto in gioco riscoprendo la natura di alcune mie canzoni, abbellite da arrangiamenti raffinati e inediti con violoncello e percussioni».
Il tempo non ferma le veloci trasformazioni, anche in campo musicale. Che ne pensa del nuovo che avanza?
«Sono sempre stato aperto a nuove idee, ogni generazione ha la sua tecnica. Penso ai generi che vanno forte ora, ma pure al nostro modo di scrivere brani come strumento di lotta, o semplicemente di riflessione. Ogni momento storico vive una sua fase precisa, ma io non potrei cambiare per seguire le mode, non sarei autentico».
Forse è per questo che la sua generazione ma non solo quella, la segue sempre con stima.
«Chi va ai concerti di Finardi sa bene che non ci sono trucchi del grande schermo. Tuttavia la cosa che mi sorprende positivamente è vedere in mezzo al pubblico giovani che non mi conoscevano prima. Forse la voglia di confronto vero non morirà mai».