CASTELLO BIPARTISAN
Il progetto presentato venerdì dal Comune e da Fondazione Brescia Musei sul Castello ha le caratteristiche giuste per diventare un piano quinquennale (e oltre) di tutta la città, al di là degli steccati politici. L’orizzonte dei 5 anni non è commisurato tanto all’impegno di spesa — pure ingente — quanto alla complessità dell’intervento, alla delicatezza storicomonumentale degli edifici e degli ambienti su cui si prevede di intervenire, al fatto che restano ancora ampie aree del Cidneo da ripensare. Il progetto eredita poi alcune delle idee e delle risorse umane e tecniche messe in campo già in passato dall’Associazione amici del Cidneo: un «ponte» che dovrebbe mettere d’accordo maggioranze politiche di ieri e di oggi, evitando che questo disegno diventi ostaggio di infinite contrapposizioni. Il Castello è un grande patrimonio e merita soluzioni condivise. L’ultimo progetto organico risale alla seconda metà degli anni Ottanta: l’aveva commissionato il sindaco Padula allo studio Gregotti. Lo staff dell’architetto aveva previsto di liberare la «macchina da guerra» da tante superfetazioni (edilizie e vegetali) di cui era stata sovraccaricata nel corso degli anni: ne risultava un balcone turrito assai spoglio, affacciato fra Prealpi e Padania. In compenso Gregotti aveva ipotizzato di risolvere il problema della salita al castello (non insuperabile, ma scoraggiante) con una serie di scale mobili sotterranee a partire dalla zona della chiesa di San Giorgio in contrada Santa Chiara.
Il nuovo progetto è di segno diametralmente opposto: non affronta (per ora) il tema della risalita meccanica del colle, in compenso addensa una serie di funzioni persino sovrabbondante sul castello — ristorante, bar, hotel di lusso, sale riunioni ed esposizioni, giochi, percorsi vita, sculture a cielo aperto — con il ragionevole obiettivo di renderlo sempre più vivo e frequentato. In questa fase di messa a punto almeno tre caveat. Primo: non eccedere in aggiunte (i percorsi vita sul lato orientale sono davvero estranei alla monumentalità del complesso). Secondo: cominciare a riflettere anche su cosa togliere (i campi da tennis non rendono onore al “Falco d’Italia”). Terzo: non stancarsi di riflettere su una risalita meccanizzata al Cidneo (il forte di Bard, il castello di Lubiana e quello di Graz sono pietre di paragone a cui guardare con interesse). Questa è la fase avvincente in cui discutere, correggere, integrare il progetto del Castello.