Corriere della Sera (Brescia)

CASTELLO BIPARTISAN

- Di Massimo Tedeschi

Il progetto presentato venerdì dal Comune e da Fondazione Brescia Musei sul Castello ha le caratteris­tiche giuste per diventare un piano quinquenna­le (e oltre) di tutta la città, al di là degli steccati politici. L’orizzonte dei 5 anni non è commisurat­o tanto all’impegno di spesa — pure ingente — quanto alla complessit­à dell’intervento, alla delicatezz­a storicomon­umentale degli edifici e degli ambienti su cui si prevede di intervenir­e, al fatto che restano ancora ampie aree del Cidneo da ripensare. Il progetto eredita poi alcune delle idee e delle risorse umane e tecniche messe in campo già in passato dall’Associazio­ne amici del Cidneo: un «ponte» che dovrebbe mettere d’accordo maggioranz­e politiche di ieri e di oggi, evitando che questo disegno diventi ostaggio di infinite contrappos­izioni. Il Castello è un grande patrimonio e merita soluzioni condivise. L’ultimo progetto organico risale alla seconda metà degli anni Ottanta: l’aveva commission­ato il sindaco Padula allo studio Gregotti. Lo staff dell’architetto aveva previsto di liberare la «macchina da guerra» da tante superfetaz­ioni (edilizie e vegetali) di cui era stata sovraccari­cata nel corso degli anni: ne risultava un balcone turrito assai spoglio, affacciato fra Prealpi e Padania. In compenso Gregotti aveva ipotizzato di risolvere il problema della salita al castello (non insuperabi­le, ma scoraggian­te) con una serie di scale mobili sotterrane­e a partire dalla zona della chiesa di San Giorgio in contrada Santa Chiara.

Il nuovo progetto è di segno diametralm­ente opposto: non affronta (per ora) il tema della risalita meccanica del colle, in compenso addensa una serie di funzioni persino sovrabbond­ante sul castello — ristorante, bar, hotel di lusso, sale riunioni ed esposizion­i, giochi, percorsi vita, sculture a cielo aperto — con il ragionevol­e obiettivo di renderlo sempre più vivo e frequentat­o. In questa fase di messa a punto almeno tre caveat. Primo: non eccedere in aggiunte (i percorsi vita sul lato orientale sono davvero estranei alla monumental­ità del complesso). Secondo: cominciare a riflettere anche su cosa togliere (i campi da tennis non rendono onore al “Falco d’Italia”). Terzo: non stancarsi di riflettere su una risalita meccanizza­ta al Cidneo (il forte di Bard, il castello di Lubiana e quello di Graz sono pietre di paragone a cui guardare con interesse). Questa è la fase avvincente in cui discutere, correggere, integrare il progetto del Castello.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy