Corriere della Sera (Brescia)

LA CAMPAGNA CHE NON C’È PREPARA IL GRAN FINALE E OSCURA I COMPRIMARI

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Gentile Tedeschi, ricordo che lei aveva definito questa campagna elettorale come “La campagna che non c’è”. Effettivam­ente a una settimana dal voto la mia cassetta delle lettere è ancora quasi vuota di volantini, santini e appelli, di manifesti elettorali ne vedo ancora pochi e non ho ancora ricevuto telefonate di sollecito a votare questo e quello. Non sarà che i partiti hanno smesso di cercare il contatto con l’elettore?

Giovanni Casali Caro Giovanni, più che rinunciare hanno adottato le strategie funzionali alla legge elettorale e ai media considerat­i più efficaci. Aggiunga che tutti gli sudi spiegano che gli indecisi (poco meno della metà del corpo elettorale) deciderann­o chi votare solo negli ultimi giorni, in qualche caso addirittur­a al momento di entrare in cabina elettorale, e capirà il perché di questa anomala campagna elettorale. Che, sia ben chiaro, si gioca su tre piani. Il primo, prevalente, è la sfida fra quattro o cinque candidati premier (o presunti tali): nella settimana entrante sarà inutile rifugiarci nello zapping tv, li troveremo ovunque, in ogni canale, in ogni fascia oraria. C’è poi il contatto via web: noto però che le interazion­i con i “post” elettorali sono ridottissi­me. I mitici social sono ridotti a vetrina per certificar­e un certo attivismo, non sono la via maestra per acchiappar­e voti. In compenso aspettiamo­ci nelle ultimissim­e ore un’alluvione di pro-memoria attraverso i sistemi di messaggist­ica personaliz­zata: sono praticissi­mi come memento prima di agguantare la matita copiativa. Infine hanno retto almeno un poco le cene, gli incontri al chiuso, i ritrovi con gruppi di supporters anche sotto il gazebo: un po’ di calore umano non può mancare. Nella campagna che segna la fine dei comizi in provincia, il declino dei manifesti e il tramonto dei programmi pieghevoli, va segnalata un’ultima sparizione: quella del candidato nel (finto) collegio uninominal­e. Qualcuno ha sentito sollevare e dibattere temi locali? Ovviamente no. Il Rosatellum istituisce finti collegi nominali e l’effetto è, fatalmente, questo.

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