Rock in famiglia
Al Fabrique Tutto esaurito per Liam Gallagher A scaldare il palco c’è Paul, deejay e produttore terzo fratello della dinastia musicale di Manchester
Il web è pieno zeppo di notizie su Liam e Noel Gallagher. Ogni tre per due gli ex Oasis litigano via Twitter, sparano sentenze o semplicemente si raccontano, fanno battute, comunicano con i fan. Il gruppo di «Don’t Look Back In Anger» si è sciolto nel 2009 e mentre una reunion pare al momento impossibile, i fratelli Gallagher stanno per arrivare a Milano separatamente, per due concerti a testa. Domani Liam — in tour con «As You Were», il suo primo disco solista — sarà sul palco del Fabrique. Lo stesso locale ospiterà Noel con i suoi High Flying Birds l’11 aprile. E a giugno rivedremo entrambi all’Area Expo per il festival «I-Days».
«Gli Oasis non hanno bisogno di riunirsi, non sono morti né moriranno mai, quando canto i brani di quella band mi sento in cima al mondo», afferma Liam, che nei nuovi live sta dedicando spazio anche a hit del suo gruppo storico come «Morning Glory», «Cigarettes & Alcohol», «Wonde- rwall» e «Live Forever». Certo, oggi tutto ruota attorno al suo disco, uscito lo scorso ottobre e balzato subito in cima alla classifica britannica degli album più venduti. «Faccio ciò che so fare meglio, il cantante rock», dice Liam. «Scrivere canzoni non è esattamente il mio, sono migliorato, ma non mi sento un songwriter. Perciò per questo album ho cercato autori con cui collaborare, non c’è niente di male». Per il suo debutto da solista il 45enne di Manchester si è fatto affiancare da Greg Kurstin (già con Adele e Beck), Andrew Wyatt (Carl Barât, Mark Ronson) e Simon Aldred dei Cherry Ghost. «Volevo canzoni che suonassero subito come dei classici». Obiettivo che ha cercato di raggiungere conservando uno stile in bilico tra le sue due vecchie band, fatto di grandi melodie e chitarre potenti.
Prima del suo concerto, sul palco del Fabrique saliranno The Sherlocks e suo fratello Paul Gallagher, 52 anni, che proporrà un dj-set «per scaldare l’atmosfera», per poi passare al mixer all’aftershow targato «Karmadrome», con Carlo Villa, al Serraglio. «Non aspettatevi, però, che metta pezzi degli Oasis», precisa. «Spazierò dal garage rock anni 60 al soul al northern soul». E poi: «Non ho scelto di essere il fratello di due rockstar, è andata così e va bene. Il lato negativo è che c’è poco rispetto per la privacy, settimana scorsa agli NME Awards una persona mi ha chiesto di scattare una foto assieme mentre ero al bagno. Così è troppo!». Lui negli anni 90 ha lavorato per la Creation Records, l’etichetta di Alan McGee che mise sotto contratto gli Oasis a inizio carriera. «Mi occupavo di edizioni, non del lato discografico, dovevo trattare con gli autori e fare in modo che scrivessero
Onestamente Scrivere canzoni non è proprio la mia specialità: sono migliorato ma non mi sento un songwriter
Reunion Gli Oasis non hanno bisogno di riunirsi, non sono morti, né moriranno mai
pezzi che portassero soldi all’azienda: esperienza interessante». Del padre violento si limita a dire «non abbiamo alcun rapporto con lui, non lo vedo da 25 anni». E la reunion degli Oasis? «Liam ce l’ha con Noel per aver mollato il gruppo, lo capisco, ma non voglio essere coinvolto. Se non gli va di lavorare assieme nessuno può forzali a farlo, né io né i fan».