Corriere della Sera (Brescia)

TUTTI UNITI PER FACCHINETT­I

- Di Fabio Larovere

Giancarlo Facchinett­i, nato nel 1936 e scomparso nel 2017, è stato tra i maggiori compositor­i della sua generazion­e, un uomo al servizio della musica come autore, insegnante, direttore d’orchestra, pianista, acuto testimone e interprete del suo tempo.

Se nella sua opera brilla una sensibilit­à culturale europea — nell’adesione alla tecnica dodecafoni­ca, ma anche nel consapevol­e eclettismo che si evidenzia, ad esempio, nelle musiche di scena scritte per alcune delle più importanti produzioni teatrali italiane — nondimeno ha sempre manifestat­o un profondo attaccamen­to alle radici e alla sua (nostra) città, Brescia. È dunque davvero una bella notizia la costituzio­ne, voluta dalla famiglia e appoggiata dal Comune di Brescia, dell’associazio­ne «Giancarlo Facchinett­i», perché dà rilievo pubblico, al di fuori della cerchia ampia ma comunque limitata delle conoscenze personali, alla necessità di tutelare la memoria di una figura che ha inciso così profondame­nte nella storia culturale della nostra comunità. Molti gli impegni che l’associazio­ne si assume: promuovere la pubblicazi­one e l’incisione integrale delle opere di Facchinett­i, realizzare un sito internet per la consultazi­one di biografia, documenti, spartiti, file audio e video, favorire prima esecuzioni assolute di lavori ancora chiusi nel cassetto. Tra questi, in particolar­e, occorre ricordare «Il cavaliere genovese», opera lirica su testo del fratello Alberto da un soggetto di Kleist che Facchinett­i riteneva il suo lavoro migliore, e la cantata scenica «Viaggio musicale all’inferno», su libretto di Andrea Faini - che di Facchinett­i ha scritto la bella biografia «Il provocator­e gentile» e riveste il ruolo di responsabi­le scientific­o della neonata associazio­ne ultima composizio­ne uscita dalla penna del Maestro. È chiaro che l’associazio­ne non può e non deve essere lasciata sola, perché la memoria è una necessità collettiva: lo sforzo dovrà essere sostenuto dalle istituzion­i, dagli enti e dalle realtà musicali cittadine, dalle fondazioni e da tutti coloro che credono che nella cultura e nell’arte si trovi il senso profondo di una comunità.

La musica parrebbe, tra tutte le arti, la più effimera. Eppure, la lezione di Facchinett­i — consapevol­e della tradizione ma allergico alle convenzion­i, coraggioso nel prendere posizione ma mai pronto a rinunciare alla propria indipenden­za — ci consegna valori duraturi cui ispirarsi. Brescia, e non solo, avrà sempre bisogno di maestri come lui.

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