Nuovi lavori per i detenuti
Ma per far lavorare altri detenuti servirebbe un capannone
A Verziano i detenuti si reinseriscono facendo caffè e crema per i cannoncini.
La sveglia suona presto. Colazione e poi lavoro. Il turno inizia alle 7,30 e, se non sono richiesti straordinari, finisce alle 15,30.
Prove tecniche di vita nuova, con il lavoro a fare da trampolino verso nuove prospettive, dopo l’esperienza del carcere. Una finestra che si spalanca sul futuro per lasciarsi alle spalle gli errori. Tra le mura di Verziano sono una quindicina i detenuti protagonisti di un progetto di reinserimento sociale, realizzato grazie all’impegno della Cooperativa Nitor di Travagliato che trova il sostegno anche del garante dei detenuti e delle realtà che operano in carcere.
Si impara un lavoro e si plasma la propria personalità, si impara a rispettare regole e rapporti interpersonali. Gli esperti le chiamano «competenze trasversali». Sono la chiave di volta per il cambiamento. Individuare il proprio ruolo professionale, riconoscere il gruppo, entrare nel meccanismo dell’organizzazione, per arrivare anche a fronteggiare le criticità con la capacità di controllare le emozioni. La svolta della vita inizia in aula con le 40 ore di formazione tenute da formatori e tutor aziendali.
«Il lavoro è presupposto imprescindibile per il reinserimento nella società — spiega Sandro Dalmaschio di Nitor — e il nostro progetto mira proprio a dare una possibilità in più ai detenuti, una volta scontata la pena». Il lavoro è arrivato dietro le sbarre grazie a «Lavorare Con e Per i detenuti» per «riavvicinare alla società chi è in carcere», tiene a precisare la direttrice, Francesca Paola Lucrezi, sempre pronta a iniziative di recupero all’interno di Verziano, dove da qualche tempo è stata impiantata un’unità produttiva della quale, con il coordinamento di Nitor, si servono alcune aziende bresciane, clienti della cooperativa, per evadere le loro commesse.
«Con noi – spiega Dalmaschio – collaborano i Magazzini del Caffè, Pintossi + C e Acquolina in bocca».
Made in Verziano la produzione di cialde per le macchinette del caffè, l’assemblaggio di valvole idrauliche e la farcitura di dolci. Per dare qualche numero: oltre 20 milioni di cialde prodotte in un anno e più di 100 chili di cannoncini farciti e confezionati ogni giorno.
«Avevamo riscontrato difficoltà di inserimento lavorativo dopo il periodo di detenzione. Con l’esperienza di lavoro in carcere — spiega ancora Dalmaschio — riusciamo a dare un migliore supporto per superare il momento iniziale. L’intento è quello di arrivare al lavoro in esterno».
Per qualcuno è già una realtà. Sono 7 i detenuti, con la misura alternativa al carcere o a fine pena,che lavorano alla Nitor, producendo valvole e, da qualche settimana, in via sperimentale, assemblando anche bauletti per moto per Givi. Dentro e fuori dal carcere si lavora con regolare contratto di lavoro e lo stipendio va a fortificare anche l’autostima. «Ci sono altre aziende pronte ad aderire al progetto in carcere, ma mancano gli spazi. Sarebbe auspicabile che se ne tenesse conto nella progettazione dell’ampliamento di Verziano. Con un padiglione di 1.000 metri quadrati si potrebbero offrire opportunità ad altri detenuti».
Il lavoro, tra le attività che ha maggiormente coinvolto la popolazione carceraria a Verziano, come ha avuto modo di evidenziare la Garante per i detenuti, Luisa Ravagnani, diventa speranza, aprendo nuove prospettive. Prospettive destinate ad ampliarsi ulteriormente con il nuovo progetto, in collaborazione con il Ministero della Giustizia, che a breve porterà un detenuto a lavorare alla scansione di atti da archiviare nel Palazzo di Giustizia di Brescia. E, intanto, sabato mattina, in carcere la colazione è servita ai cittadini dai detenuti, con caffè e pasticcini prodotti da loro, per il «Verziano coffee morning».
I lavoratori Sono 15 i carcerati protagonisti di una iniziativa di reinserimento sociale