I concittadini: «Ha favorito i locali così i lavori erano fatti presto e bene»
Non c’è giustificazione, ma comprensione per il comportamento
Sciarpe che si alzano a coprire il viso, berrette e cappelli calati sugli occhi, zero voglia di parlare. A Malonno l’aria gelida portata dal vento siberiano buran offre la giusta scusa per scappare veloci dal cronista: nessuno si ferma a commentare gli arresti che hanno portato in carcere l’ex sindaco Stefano Gelmi e messo nei guai un’altra decina di persone fra imprenditori e funzionari pubblici. Corruzione e turbativa d’asta sono le accuse su cui si basa l’inchiesta della Procura di Brescia che sta scuotendo la valle Camonica, appalti pilotati per spartirsi gli affari senza interferenze esterne. Ecco, a taccuini chiusi il ragionamento che si fa nei bar o nella piazza davanti al municipio è proprio questo: se l’ex sindaco ha sbagliato è proprio per aver volutangentopoli to favorire imprese locali «quelle di casa nostra». Nessuna giustificazione, ma comprensione sì: «Magari non ha rispettato tutte le procedure della legge sugli appalti pubblici – è la sintesi del pensiero camuno di fronte a questa dai confini ristretti – ma i lavori si facevano alla svelta e bene». Un pensiero che poco ha a che fare con la trasparenza amministrativa e la legalità.
C’è però chi si interroga sui risvolti giudiziari dell’inchiesta: a dicembre l’ex sindaco Gelmi si era dimesso sperando, in questo modo, di non finire in carcere. «Perché adesso è stato arrestato? Cosa è cambiato in questi due mesi?». La risposta starebbe nell’attività professionale di Gelmi, titolare di uno studio tecnico associato che ha partecipato a gare pubbliche in altri comuni della Vallecamonica: c’era quindi il rischio concreto di reiterazione del reato.Sul profilo Facebook dell’ex sindaco a dicembre erano apparsi diversi messaggi di solidarietà; ieri la bacheca è rimasta vuota, aggiornata solo domenica sera dallo stesso Gelmi con un post a sostegno della campagna elettorale di Mauro Parolini. A prendere parola ufficialmente ieri è stato solo Luca Masneri, sindaco di Edolo, in qualità di presidente dell’unione dei comuni delle Alpi Orobie Bresciane, a cui Malonno fa capo. Ha evidenziato lo «stupore» con cui l’ente è venuto a conoscenza dei clamorosi sviluppi dell’inchiesta, ma ha anche ricordato che a fine anno «quando è scaduto l’incarico dei due tecnici, l’Unione non glielo ha rinnovato. Questo non esprimendo un giudizio di merito sulla vicenda, ma per una questione di opportunità».
I rischi Contitolare in uno studio tecnico aveva partecipato a gare in altri paesi della valle