Corriere della Sera (Brescia)

L’«Infedele» di Colapesce alla Latteria Molloy

La Sicilia in versione teatrale, con musica e testi e tante influenze

- Di Giulia Bertuzzi a pagina

La Sicilia in versione teatrale approda alla Latteria Molloy, il 2 marzo è il turno di Colapesce (via Marziale Ducos 2/b, Brescia, ingresso 10 euro, inizio concerti dalle 22.00). A qualche mese di distanza dall’uscita dell’ultimo album, «Infedele», Colapesce riprende a portare il suo spettacolo, la sua musica e i suoi testi per i palchi d’Italia. Ad aprire la data bresciana la performanc­e live di Verano.

Come nasce Infedele?

«Infedele viene dopo “Egomostro”, il mio precedente disco, dopo quasi 3 anni. Una gestazione lunga! Ho lavorato molto scrivendo circa venti brani, poi ho fatto una selezione per tenere fede a Infedele, perdonate il gioco di parole. L’album è stato prodotto con Mario Conte e Jacopo Incani ovvero Iosonounca­ne. Siamo stati 3 mesi in studio per registrazi­oni, mix, per finirlo». E il titolo dell’album?

«Il titolo ha varie ragioni. Da un punto di vista estetico mi piaceva poter giocare con la grafica della copertina. Per quanto riguarda la produzione è veramente infedele, nel senso che ci sono tante influenze anche in antitesi fra loro; si spazia dalla musica hip hop,a quella portoghese, brasiliana. Un frullato di influenze. Infedele non appartiene a nessuna parrocchia particolar­e. Ha una sua identità forte e in linea con la mia musica in questo momento».

Un mix di suoni….

«In effetti sì. Infedele è ricco di influenze dal jazz all’elettronic­a, il filo conduttore del disco è l’immaginari­o testuale, il linguaggio è urbano a volte street, ma poetico. Tutti i suoni sono stati registrati dal vivo con solo strumenti analogici. Inoltre l’elemento organico è una caratteris­tica fondamenta­le di questo disco; ho inserito dei suoni a me cari per esempio su «Vasco da Gama» ho estratto da vecchi documentar­i di Vittorio De Seta, documentar­ista siciliano, dei suoni del mare che ho inserito sotto il pezzo. In questo modo hai l’idea dell’ascolto tridimensi­onale».

L’artwork ti vede coinvolto in prima persona…

«Lavoro sempre con Alfredo Maddaluno, caro amico e grafico con cui ho realizzato la grafica di «Ego Mostro». Facciamo molte ricerche e ci scambiamo molte idee. C’è una foto della mia prima comunione mentre ricevo l’ostia dal prete del paese. Tutta l’estetica e la grafica l’abbiamo impostata partendo dall’idea delle cerimonie religiose nei primi anni ’90 in Sicilia, sia come colori sia come immaginari­o».

I live attuali sono decisament­e corali, in quanti siete sul palco?

«Siamo in 10, 6 sul palco e 4 nelle retrovie per dare vita ad un vero e proprio spettacolo. C’è un luciaio che crea un’atmosfera particolar­e, ci sono degli incensi per ricreare l’ambientazi­one di una chiesa e a un certo punto è previsto che io consegni l’ostia ai presenti. L’idea è quella di fare uno show che coinvolga tutti i sensi. Per me il live deve essere così, uno spettacolo. Ora si sta perdendo di vista questo aspetto del live, al contrario viene vissuto con l’attitudine del karaoke mentre io preferisco che ci sia interazion­e. Il concetto era quello di creare una sorta di micro spettacolo anche se gestire 10 artisti con i mezzi a nostra disposizio­ne è stato faticoso».

«Ti attraverso», «Totale» e «Sospesi» sono i singoli scelti per anticipare l’album, li consideri una sorta di manifesto di «Infeldele»?

«I singoli sono stati scelti anche in base ad elementi precisi. Non perdo mai di vista l’idea di essere pop, nel senso di comunicare qualcosa a più persone possibili. I due brani erano quelli che avevano più equilibrio. Spesso il pop di oggi quasi non vuole dire niente ed è pieno di testi banali e superficia­li. Il lavoro che ho in testa con Colapesce è quello di unire melodie ad un significat­o».

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