Corriere della Sera (Brescia)

Svendita npl: i beni bresciani ai fondi esteri

Ubi pronta a cedere miliardi di sofferenze

- Di Vittorio Cerdelli

Un migliaio di appartamen­ti e terreni sparsi in provincia sono già finiti in mano ai giapponesi e agli americani. Prima che la bomba degli npl (i prestiti non rimborsati) esplodesse, le banche cedevano crediti al dettaglio a società e «cavalieri bianchi» locali. Per rispettare i rigorosi parametri della Bce, oggi le banche sono obbligate a cedere in massa e a prezzi di saldo. E i fondi stranieri stanno facendo shopping sfrenato.

L’artigiano di Manerbio aveva acquistato quel capannone nel 2006, qualche firma e un mutuo con la Bcc ipotecando casa. Gli affari sono andati male, non ha rimborsato il prestito e capannone e villetta sono finiti alla banca. Anche l’istituto, però, non se la passa bene, ha una montagna di prestiti non rimborsati e ha dovuto cedere quel credito a un fondo giapponese per il 30% del suo valore originale. L’imprendito­re ci ha perso la casa, la banca il 70% del prestito, appartamen­to e capannone sono in mano a una società con sede a Tokyo che si affiderà a un servicer locale per trovare un nuovo acquirente. L’Italia è in svendita, e Brescia non fa eccezione.

Un migliaio di appartamen­ti, villette e terreni sparsi in provincia sono già finiti in mano ai giapponesi di Bayview e agli americani di Seer Capital. Dagli squali di provincia agli squali globali: prima che la bomba degli npl (sofferenze, cioè i prestiti non rimborsati) esplodesse, le banche cedevano crediti al dettaglio a società e «cavalieri bianchi» locali. Per rispettare i rigorosi parametri della Bce, oggi le banche sono obbligate a cedere in massa e a prezzi di saldo: gli npl garantiti da ipoteca valgono il 33% del loro valore, quelli chirografa­ri solo il 3%. È un bagno di sangue, perché la banca deve mettere la differenza a perdita e, viste le continue cessioni, i prezzi restano ai minimi. Ubi e Valsabbina non hanno ancora venduto in massa ma la prima ha già comunicato che venderà un corposo pacchetto di sofferenze nel prossimo biennio (si parla di fino a 4 miliardi di euro). Le Bcc, molto esposte sul fronte dei prestiti malati, continuano a vendere per rientrare nei parametri. L’ultima in ordine di tempo è stata Agrobresci­ano che, a fine 2017, ha ceduto 96 mln di sofferenze (più 34 milioni cartolariz­zati) alla capogruppo Iccrea: l’operazione comporterà una perdita di bilancio con relativo taglio del patrimonio. Iccrea, a sua volta, dovrà cedere a un fondo internazio­nale. Nel 2016, la stessa Iccrea aveva infatti venduto 666 milioni al fondo lussemburg­hese Bayview, controllat­o dall’omonima società giapponese. Dentro quel pacchetto, c’erano 35,6 milioni di sofferenze originate da Bcc Garda (cedute a Iccrea 3,9 milioni) e 22,3 milioni di npl provenient­i da Agrobresci­ano. Anche Btl ha venduto in massa: 41 milioni di crediti ceduti nel 2014, 66 nel 2015 (per una cifra vicina a 12 milioni) e 103 nel 2017. L’acquirente: la società romana Logan, di proprietà degli americani di Seer Capital. L’affare è redditizio: comprando i crediti a prezzi stracciati, gli immobili ipotecati possono essere venduti a prezzi bassi e si fa comunque utile. Spesso si vende pure alla svelta. Il caso pragmatico è quello di un capannone da 8.000mq in via Orzinuovi 40, in città, dove aveva sede la Ditta Record, fallita nel 2011. Nel 2015 Bcc Garda ha ceduto il credito alla britannica Algebris del finanziere Davide Serra. Frontis, che gestisce gli npl per Algebris, ha già venduto il bene ottenendo un buon realizzo. Fanno gola ai grandi fondi pure le società italiane che gestiscono i prestiti malati (servicer): la romana Sistemia è passata a Kkr, la spezzina «Credit Base Internatio­nal» ai polacchi di Kruk, il 33% della bresciana Guber è stato acquistato negli dagli statuniten­si di Varde.

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