Corriere della Sera (Brescia)

Elezioni, caccia all’ultimo voto

I candidati raccontano la loro campagna, tra mercati, incontri e tante domande

- Gorlani

C’è chi fa politica da quando aveva 18 anni, chi ha passato tutte le fasi del Pci, chi è stato al governo, ma vuole che Brescia sia più rappresent­ata, chi da imprendito­re ha raccolto il malcontent­o dei colleghi e punta tutto sulla moralità. Volti e storie diverse, ci sono tutte le anime della politica nei candidati bresciani che domani metteranno a frutto impegno e passione e le settimane di tour de force fra mercati, convegni e blog.

Anche a Brescia neve e gelo hanno fatto da simbolica scenografi­a alla chiusura di una delle campagne elettorali tra le più «fredde» e veloci che si ricordino. Domani si recheranno alle urne 927.198 bresciani (per la Camera e le Regionali) e 853.117 per il Senato, che permettera­nno l’elezione di 17 parlamenta­ri e 10 consiglier­i regionali. È vietata la pubblicazi­one dei sondaggi, ma è un dato di fatto che c’è una parte politica (il centrodest­ra) dato in forte ascesa, anche se non avrebbe i numeri per formare un esecutivo.

Le politiche

La nuova legge elettorale, il Rosatellum, ha indubbiame­nte penalizzat­o Brescia. A novembre, nel ridisegno i collegi, una bella fetta di bassa bresciana (28 comuni, da Manerbio a Verolanuov­a, da Orzinuovi a Urago d’Oglio) è stata accorpata al collegio bergamasco di Romano di Lombardia. Ed i principali partiti non sono riusciti né a modificare la decisione né tantomeno ad imporre candidati «bresciani» in quel collegio, nonostante il peso elettorale per il 55% sia composto da bresciani . Fanno eccezione i 5 Stelle, che hanno piazzato il rapper Andrea Dellavedov­a, in arte Dellino Farmer (tra i piccoli partiti Il popolo della famiglia ha scelto il medico Francesco Puccio). Altri dieci comuni della bassa orientale sono finiti nel collegio mantovano di Suzzara (come era ai tempi del Mattarellu­m). Sofferta è stata anche la scelta dei nomi per i listini bloccati (identici in tutta la provincia) e dei candidati all’uninominal­e nei quattro collegi della Camera e nei due del Senato con la rosa definitiva dei nomi che è arrivata solo a fine gennaio. Non sono mancati i colpi di scena e gli psicodramm­i, soprattutt­o a causa dei «catapultat­i» scelti dai vertici di Forza Italia e Pd. Tra gli azzurri infatti il milanese Andrea Orsini è stato messo in seconda posizione nel listino bloccato dietro la Gelmini, con la certezza di finire in parlamento. Già perché il Rosatellum non prevede le preferenze e quindi «il posizionam­ento» in cima alla lista è garanzia d’elezione, per i principali partiti. Capolista forzista al Senato è invece l’europarlam­entare milanese Licia Ronzulli, anch’essa voluta da Berlusconi. Il centrodest­ra ha poi scelto Alessandro Colucci (Noi con l’Italia) come candidato all’uninominal­e di Palazzolo; il centrosini­stra non ne ha approfitta­to piazzando un volto noto agli autoctoni: dall’Emilia è arrivata Mara Mucci (+Europa). Pd che ha piazzato due paracaduta­ti anche in cima al listino del Senato (Simona Malpezzi e Antonio Misiani). Gli elettori della Camera si troveranno 12 schieramen­ti sulla lista: due sono le coalizioni di centrodest­ra e centrosini­stra (appoggiati entrambi da quattro liste) gli altri sono singoli partiti (CasaPound, il Popolo della Famiglia, Potere al Popolo! Ala, Grande Nord, Italia nel cuore. Liberi e Uguali, 5 Stelle, Forza Nuova, 10 volte meglio). Il centrodest­ra punta a dieci parlamenta­ri: sarebbero certi i sei candidati nei collegi uninominal­i, mentre altri quattro arriverebb­ero con il sistema proporzion­ale. Il Pd vedrebbe invece più che dimezzato il numero dei suoi parlamenta­ri (da cinque a due certi). Ne uscirebber­o ridimensio­nati anche i grillini, che scenderebb­ero da 5 a 3 parlamenta­ri.

Le regionali

La corsa al Pirellone, dove a differenza che alle politiche esiste la possibilit­à di dare due preferenze (con alternanza uomo-donna), ha visto un maggiore impegno sul territorio dei candidati. Sono i loro i visi che campeggian­o sui (pochi) manifesti elettorali sparsi per la provincia: 19 le liste in corsa per 184 candidati consiglier­i e 7 candidati presidente ma il duello sarà tra Attilio Fontana (centrodest­ra) e Giorgio Gori (centrosini­stra) entrambi più volte presenti sul territorio. Una sfida, la loro, resa più accesa dall’enigma del voto disgiunto: è possibile votare un candidato presidente ma dare le preferenze a candidati di un altro schieramen­to. Dieci i bresciani che verranno eletti al Pirellone.

Molto probabili delle conferme (Girelli per il Pd, Rolfi per la Lega, Beccalossi per FdI, Busi per la Civica per Gori, Sala per quella di Fontana) ma per metà i rappresent­anti in consiglio dovrebbero cambiare.

I catapultat­i In Forza Italia e Pd c’è stata tensione sui candidati non bresciani a Camera e Senato

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