NPL, CHI CI PERDE E CHI CI GUADAGNA
Npl che passione. La vendita dei crediti bancari deteriorati è una sostanziosa beneficienza verso gli acquirenti. Le banche bresciane non si sottraggono a queste necessità, ma sarebbe opportuno che le stesse spiegassero in termini comprensibili perché si è giunti a questo punto. Difficilmente si avranno risposte che vanno oltre il rispetto dei parametri UE. Già definire un credito inesigibile è assai problematico. La vicenda più evidente è il Banco di Napoli, venduto per la solita lira, oggi si usa un euro, a fronte di una montagna di crediti considerati inesigibili che furono trasferiti alla Sga per tentarne il recupero. Ebbene la Sga, dopo vent’anni ha presentato un attivo di circa un miliardo di euro pur non avendo ancora terminato la riscossione completa degli npl. Questo significa che non tutti i crediti erano inesigibili; era questione di tempo che però per le banche è essenziale, o almeno così si crede. Il problema di fondo è che i crediti concessi dalle banche a famiglie e imprese derivano non dal fatto che gli istituti di credito abbiano la disponibilità completa della somma prestata, ma dal fatto che creino moneta. Il punto dirimente è il conto di riserva e regolamento, attualmente all’1% dei depositi, che permette alle banche di regolare i pagamenti interbancari attraverso la piattaforma informatica «Target 2». Ovviamente è intuitivo che più depositi si hanno più aumenta la disponibilità del conto di riserva. A questo punto la banca, attraverso la sua attività di concessione di prestiti, ha l’obiettivo di far aumentare notevolmente i depositi. In che modo? Molto semplice: concedendo mutui senza avere la disponibilità dell’intera somma, cioè creando moneta. Chi ha ottenuto un mutuo, sa benissimo che l’accredito della somma è soltanto una scrittura contabile, cioè un deposito sul suo conto corrente che è una passività per la banca, mentre il credito concesso è un’attività a lento rientro. Sicché i depositi possono quindi essere vere banconote, i nostri risparmi, oppure banconote virtuali, il che porta a dire che le somme concesse dalla banca sono in larga parte anch’esse virtuali, quelli che rientrano sono banconote. È qui che entra in gioco il tempo che si affianca anche ad un’altra operazione che le banche hanno sempre effettuato e che sono state all’origine della crisi dei sub-prime: la cartolarizzazione. Per uscire da tecnicismi, la vendita degli Npl è, in sostanza una vendita di moneta virtuale che alla fine si trasforma in banconote, un ottimo affare per i compratori, molto meno per i debitori.