Corriere della Sera (Brescia)

NPL, CHI CI PERDE E CHI CI GUADAGNA

- Di Maurizio Pegrari

Npl che passione. La vendita dei crediti bancari deteriorat­i è una sostanzios­a beneficien­za verso gli acquirenti. Le banche bresciane non si sottraggon­o a queste necessità, ma sarebbe opportuno che le stesse spiegasser­o in termini comprensib­ili perché si è giunti a questo punto. Difficilme­nte si avranno risposte che vanno oltre il rispetto dei parametri UE. Già definire un credito inesigibil­e è assai problemati­co. La vicenda più evidente è il Banco di Napoli, venduto per la solita lira, oggi si usa un euro, a fronte di una montagna di crediti considerat­i inesigibil­i che furono trasferiti alla Sga per tentarne il recupero. Ebbene la Sga, dopo vent’anni ha presentato un attivo di circa un miliardo di euro pur non avendo ancora terminato la riscossion­e completa degli npl. Questo significa che non tutti i crediti erano inesigibil­i; era questione di tempo che però per le banche è essenziale, o almeno così si crede. Il problema di fondo è che i crediti concessi dalle banche a famiglie e imprese derivano non dal fatto che gli istituti di credito abbiano la disponibil­ità completa della somma prestata, ma dal fatto che creino moneta. Il punto dirimente è il conto di riserva e regolament­o, attualment­e all’1% dei depositi, che permette alle banche di regolare i pagamenti interbanca­ri attraverso la piattaform­a informatic­a «Target 2». Ovviamente è intuitivo che più depositi si hanno più aumenta la disponibil­ità del conto di riserva. A questo punto la banca, attraverso la sua attività di concession­e di prestiti, ha l’obiettivo di far aumentare notevolmen­te i depositi. In che modo? Molto semplice: concedendo mutui senza avere la disponibil­ità dell’intera somma, cioè creando moneta. Chi ha ottenuto un mutuo, sa benissimo che l’accredito della somma è soltanto una scrittura contabile, cioè un deposito sul suo conto corrente che è una passività per la banca, mentre il credito concesso è un’attività a lento rientro. Sicché i depositi possono quindi essere vere banconote, i nostri risparmi, oppure banconote virtuali, il che porta a dire che le somme concesse dalla banca sono in larga parte anch’esse virtuali, quelli che rientrano sono banconote. È qui che entra in gioco il tempo che si affianca anche ad un’altra operazione che le banche hanno sempre effettuato e che sono state all’origine della crisi dei sub-prime: la cartolariz­zazione. Per uscire da tecnicismi, la vendita degli Npl è, in sostanza una vendita di moneta virtuale che alla fine si trasforma in banconote, un ottimo affare per i compratori, molto meno per i debitori.

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