Fontana, il Nord parla all’Italia
Fontana: Maroni con me, Giorgio agli antipodi
Attilio Fontana vuole garantire l’autonomia, con una Lega che parla a tutta l’Italia e non solo al Nord.
«Non rischiamo salti nel buio. Non sprechiamo l’occasione storica dell’autonomia». L’ultimo appello al voto di Attilio Fontana punta sulla continuità, quello che Silvio Berlusconi ha chiamato «l’usato sicuro». Varesino, classe 1952, leghista, Fontana è stato sindaco di Varese tra il 2006 e il 2016 e prima il presidente del Consiglio regionale. Fontana, perché parla addirittura di salti nel buio?
«Perché con tutte le difficoltà di questi anni, il governo della Lombardia è sempre stato all’altezza delle sfide. E poi, in questo momento, dobbiamo garantire la seria applicazione dell’autonomia chiesta con i referendum di ottobre. È un sogno che inseguiamo da anni, e di certo non possiamo fidarci di partiti che hanno fatto del centralismo la loro ragione d’essere. E che con il referendum del 2016 hanno tentato di cancellare ogni autonomia». Il punto più rivoluzionario del suo programma?
«È senza dubbio il concepire la Regione in modo completamente nuovo. Non più come ente di amministrazione, come è stato fino ad oggi, ma esclusivamente come luogo di indirizzo e di controllo. L’amministrazione andrà agli enti locali e ai corpi intermedi». Tra i suoi predecessori sceglie Formigoni oppure Maroni?
«È facile. Roberto Formigoni è una persona che ho certamente stimato ed è stato un buon amministratore. Ma se ho un debole è certamente per Roberto Maroni. Con lui il rapporto è continuo, ci siamo anche appena visti. È una persona dall’esperienza preziosa che penso potrà darmi consigli importanti dopo che sarò eletto». Eppure, il governatore non è tenero con la svolta nazionale della Lega... «È vero, lui è critico su alcuni aspetti del nuovo corso. Ma sono convinto che il messaggio fondamentale, che è il rilancio dell’autonomia per tutti i territori, ci tenga uniti». Lei è d’accordo con il nuovo corso della Lega?
«È chiaro che per chi, come me, è cresciuto con una certa impostazione, ci sono ragioni affettive che non possiamo dimenticare. Ma certamente, per un partito che vuole incidere a livello nazionale, la parola Nord oggi è un controsenso». Che cosa la divide di più dal suo antagonista Giorgio Gori?
«Difficile dirlo. Difficile indicare una cosa soltanto. Abbiamo idee diverse praticamente su tutto, visioni della società differenti, modelli di sviluppo lontanissimi... Dal punto di vista politico, la differenza tra me e lui è
che la mia area politica si riconosce in me pienamente. Quella di Gori, in lui si riconosce molto meno». Però, tra Lega e Forza Italia spesso sono scintille. O nega?
«Ma no. Con Forza Italia i rapporti sono ottimi e devo dire che il sostegno da parte di tutti gli alleati è stato completo. A livello nazionale ci possono anche essere stati punti di vista un po’ diversi ma credo che, se arriverà quella vittoria che io credo certa, procederemo senza problemi. E se il centrodestra vincerà sia qui che a Roma tutti i passaggi per il nuovo volto della Regione saranno più semplici e lineari».
La sanità resta la maggior competenza regionale. Ma le liste d’attesa non sono ancora state sconfitte.
«Anche qui: il punto è quello di ottenere dal governo una deroga per ricominciare ad assumere. Non è logico che la Lombardia abbia lo stesso numero di dipendenti del 2004 quando le prestazioni, anche per chi viene da fuori Regione, sono così aumentate. Dunque, il rapporto con un governo amico sarà certamente importante». Il miglior momento della campagna elettorale. E il peggiore.
«Il migliore, quando ho capito che la gente cominciava a riconoscermi in
certi valori e in un’alleanza. Il peggiore quando ho detto quella stronz... sulla razza». Se sarà eletto, quale sarà il suo primo atto da governatore?
«L’ampliare la platea delle famiglie che potranno beneficiare dell’asilo nido gratis. Credo che sia un fatto sociale, perché è un aiuto concreto. Ma anche un fatto simbolico importante: partiamo dalle famiglie».
Se CasaPound entrerà in Parlamento, Salvini ha detto che intende parlare anche con loro. Lei è d’accordo?
«Da quel che ho capito, CasaPound ha fatto sapere che non ha intenzione di andare al governo e potrebbe al limite dare il suo appoggio ad alcuni provvedimenti. Ma non mi pare che ci possa essere molto, oltre a quello. In Lombardia i cinquestelle hanno sostenuto qualche iniziativa della giunta Maroni. Ma non mi pare che questo abbia confuso le cose».
L’uscita sulla «razza»
È stato un errore, il momento peggiore della campagna, però la gente riconosce i miei valori