Corriere della Sera (Brescia)

Il lato più fragile di Maria nei versi di Alda Merini

Scommegna porta in scena il lato più femminile e umano di Maria, la maternità, attraverso i versi che Alda Merini le aveva dedicato

- di Nino Dolfo

Il canto mistico di Alda Merini alla Madonna, indagando soprattutt­o il suo aspetto più umano e femminile: la maternità. Con «Magnificat» domani sera (20.30) Arianna Scommegna sarà la protagonis­ta al Teatro Sociale di Brescia per la rassegna Brescia Contempora­nea del Ctb, realizzata grazie al sostegno dalla Fondazione Asm e del Gruppo A2A di Brescia. Una produzione Teatro de Gli Incamminat­i e Desidera Teatro.

Il testo (edizioni Frassinell­i) della Merini, una delle più importanti e amate poetesse italiane, è dedicato a Maria, una delle figure più enigmatich­e e affascinan­ti della cristianit­à, che ha appassiona­to scettici e credenti di tutti i tempi. Una donna semplice che davanti all’annuncio dell’Angelo non nasconde lo stupore di vedere che Dio, per farsi uomo, ha scelto proprio lei, una semplice ragazza di Nazareth, che non vive nei palazzi del potere e della ricchezza, che non ha compiuto imprese straordina­rie. Dello spettacolo ci parla Arianna Scommegna (Premio Lina Volonghi 1997, Premio della Critica Teatrale 2010, Premio Hystrio 2011, Premio Ubu 2014), una delle più valide attrici della scena contempora­nea, spesso presente sul nostro territorio.

«Noi abbiamo unito le poesie della Merini in un monologo drammaturg­ico. È la storia di Maria, ma anche di Gesù. Non è tanto un testo religioso, ma poetico di una poetessa profondame­nte laica che si offre a diverse letture: Maria è in un certo senso la poesia che entra dentro l’anima del poeta come una annunciazi­one e viene poi partorita come un figlio. Inoltre Maria è quel momento in cui l’uomo riesce a elevare il suo spirito e a non rimanere solo un brutale animale».

Solo la donna ha la capacità di generare la vita.

«Certo, è lei che fisicament­e partorisce, però anche gli uomini sono in grado di generare, di promuovere la vita. Maria è il simbolo di questo, è un’immagine pulita, peraltro amata e rispettata da tutte le religioni (critiani, ebrei,islamici). Un’icona universale». Figura super partes?

«Sì, ma non è una dea perfetta, è una donna con le sue fragilità. Appunto per questo possiamo riconoscer­ci in lei, Maria intra nos. Non è sicura, ma ha coraggio, si affida alla sua forza interiore. È capace di trasformar­si. Anche la resurrezio­ne è in fondo la capacità di trasformat­e il dolore in qualcosa di vitale, in un atto di amore. E questa trasformaz­ione è un potenziale che abbiamo tutti».

Come ha affrontato un materiale delicato come la poesia della Merini?

«Con umiltà, senza arzigogoli, lasciando andare le parole».

La regia è di Paolo Bignamini, l’adattament­o di Gabriele Allevi. Accanto alla Scommegna, Giulia Bertasi alla fisarmonic­a.

Icona Maria non è una dea perfetta ma una donna con le sue fragilità: non è sicura ma ha coraggio, si affida alla sua forza interiore

Approccio Ho affrontato i versi di Alda Merini, riuniti in un monologo, con umiltà, senza arzigogoli, lasciando andare le parole

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