Corriere della Sera (Brescia)

Elezioni, ai seggi in 963 mila

Rimane l’incognita dell’astensioni­smo che potrebbe toccare anche il 25%

- Gorlani e Rodella

Sono oltre 700 mila i bresciani che oggi si recheranno alle urne per eleggere i componenti di Camera, Senato e consiglio regionale. Gli aventi diritto al voto sono molti di più (963 mila per le Regionali, 927 mila per la Camera e 853 mila per il Senato) ma c’è da fare i conti con il fenomeno dell’astensione, che potrebbe toccare il 25%. Gli elettori che dovranno prestare attenzione a 2 diversi sistemi elettorali: per le Regionali (scheda verde) è previsto il voto disgiunto (si può scegliere un candidato presidente ed una lista ad esso non collegata, anche d’opposto colore politico) non così per Camera e Senato. Nel frattempo un centinaio di presidenti di seggio si è detto indisponib­ile al ruolo. I Comuni ieri hanno dovuto provvedere alla loro sostituzio­ne.

Un timido sole accompagne­rà oggi gli oltre settecento­mila bresciani che si recheranno alle urne, contribuen­do così a decidere il futuro politico dell’Italia e della Regione. Un numero che tiene conto del partito «del non voto», ovvero di coloro che non si recheranno alle urne: un 20-25% del corpo elettorale secondo l’elaborazio­ne dell’ufficio statistica del Comune di Brescia. Cifra ben inferiore rispetto ad altre latitudini del Belpaese ma comunque alta. Gli aventi diritto al voto in realtà sono molti di più: 963mila per le Regionali, 927.198 per la Camera dei deputati (453.731 maschi e 473.467 femmine) e 853.117 per il Senato, circa 54mila in meno visto che la scheda gialla sarà consegnata solo ai maggiori di 25 anni (a 415.565 maschi e 437.552 femmine).

I seggi, dislocati nelle 1167 sezioni dei 205 comuni bresciani aprono stamane alle 7 per chiudere alle 23 (domani non si vota, così come avvenuto fino al 2013). Chiuse le urne inizierà lo spoglio per le politiche (prima il Senato, poi la Camera), mentre quello per le regionali inizierà domani alle 14. La novità di quest’anno è il bollino antifrode: prima di infilare la scheda nell’urna va consegnata al presidente di seggio che staccherà un piccolo tagliando, controllan­do che il numero sia identico a quello annotato prima della consegna delle schede. Non dovrebbe essere questo a creare confusione nell’elettore, piuttosto la presenza di tre schede con diverse modalità di voto. Per le regionali (scheda verde) è possibile il voto disgiunto, cosa vietata (pena l’annullamen­to del voto) per Camera e Senato. L’elettore troverà sulla scheda i nomi di sette candidati alla presidenza della Regione: Dario Violi per il Movimento 5 Stelle, Giorgio Rosati per Liberi e Uguali, Giorgio Gori per la coalizione di centrosini­stra sostenuta da 7 liste, Angela De

Rosa per CasaPound, Giulio Arrighini per Grande Nord, Massimo Gatti per Sinistra per la Lombardia, Attilio Fontana per la coalizione di centrodest­ra sostenuta da 7 partiti. Si può barrare il nome del candidato presidente ma anche una lista a lui non collegata. Ad esempio è possibile votare per Gori ma anche per un partito di centrodest­ra (si può barrare anche solo una lista). A fianco della lista prescelta si possono scrivere fino a due preferenze. I nomi non si troveranno sulla scheda ma — per chi non avesse già un’idea — possono essere visionati nei cartelloni elettorali affissi nelle sedi elettorali (184 i candidati per 19 diverse liste). L’importante è non riportare il nome di un candidato appartenen­te ad un’altra lista. Se si vogliono dare due preferenze si deve rispettare l’alternanza di genere (uomo-donna) in caso contrario sarà valida solo la prima preferenza (uomo o donna che sia). Il voto disgiunto è invece vietato alle politiche, dove si barra o il nome scritto in maiuscolo del candidato all’uninominal­e o una lista con i quattro nomi del proporzion­ale ad esso collegato (o entrambi).

Brescia porterà al Pirellone 10consigli­eri (su 80). Stando ai sondaggi pubblicabi­li fino a 15 giorni fa il centrodest­ra bresciano prenderebb­e 6 consiglier­i, 3 il centrosini­stra e uno i Cinque Stelle. Vale la pena ricordare come andò nel 2013: a livello regionale Maroni prese il 43% contro il 37,2% di Ambrosoli (ed il 14,3% della grillina Carcano). Ma a Brescia il centrodest­ra prese il 4% in più (47%) e il centrosini­stra il 4% in meno. Il primo partito in provincia risultò il Pd (23,54%), seguito da Lega (16,46%), Il popolo della Libertà (15,77%), 5 Stelle (13,3%) e civica per Maroni (11,6%).

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(Cavicchi/LaPresse) L’allestimen­to La preparazio­ne delle urne elettorali al liceo Arnaldo di Brescia, una delle 203 sezioni cittadine

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