Corriere della Sera (Brescia)

LEONESSA VERDE TORNA ALL’ANTICO

- Di Massimo Tedeschi

La Terza Repubblica a Brescia riparte, elettoralm­ente, dove era finita la Prima. Delusa dal Pd renziano, disillusa dalle promesse berlusconi­ane, tiepida di fronte alle sirene dei Cinque Stelle, la Provincia di Brescia presenta oggi un panorama elettorale non troppo dissimile da quello del 1994 e, più ancora, del 1996. Ventidue anni fa. Politicame­nte un’altra era geologica. Allora la Lega in provincia si issò al 35%, Forza Italia al 20, Ppi e Pds (insieme) al 18. Ora la Lega s’è ripresa — dopo quattro legislatur­e — il primato nel centrodest­ra con un sonoro 33% davanti a una Forza Italia al lumicino (12%) mentre il Pd non arriva al 20%. La Lega era guidata nel 1996 da un Bossi 51enne, ora lo è dal 45enne Salvini.

Allora il Carroccio sembrava una meteora folklorist­ica e protestata­ria, un’ancella valligiana alla corte di Arcore: oggi è un partito che governa grandi Regioni e grandi Comuni e ha lanciato (vincendola) un’Opa sulla coalizione di centrodest­ra. Salvini ha tirato fuori il partito dalle secche degli scandali familistic­i di Bossi (che qui l’avevano precipitat­a al 17% nel 2013), le ha dato un profilo nazionale e lepenista, ha saldato rappresent­anza territoria­le e allarme sbarchi, vento del nord e scirocco di Lampedusa. Unico partito con un marchio (quasi) identico a se stesso da trent’anni, la Lega sta però diventando un partito di profession­isti della politica: basta scorrere le biografie dei nuovi parlamenta­ri. Altro che società civile degli Gnutti e dei Tabladini. L’ascesa della Lega salviniana incrocia la parabola discendent­e di Forza Italia che assume contorni drammatici, fotografat­a dal 12% di collegio. Se la Lega riagguanta dopo 22 anni il primato assoluto, il Movimento 5 Stelle rimane terza forza come cinque anni fa, con percentual­i identiche. Altri, con il 17% in tasca, farebbero festa: ma i pentastell­ati dovrebbero pur chiedersi perché nella locomotiva d’Italia sono così lontani dai fasti del Centro e del Sud. Il Pd brucia in un solo lustro qualsiasi ambizione di assumere la rappresent­anza politica del Nord, e dunque anche di Brescia: l’arretramen­to non è drammatico nei numeri, ma il declino è malinconic­o. Il dato del voto della Camera dice anche che la Loggia è tornata, sulla carta, contendibi­le: nel 2013 (quando vinse Del Bono) alle politiche il centrosini­stra in città era al 34%, il centrodest­ra al 31%. Ora le percentual­i sono del 32% (centrosini­stra) contro 40% (centrodest­ra). La Lega ha guadagnato quasi 10mila voti, Fratelli d’Italia 2.400 mentre Forza Italia ne ha persi 6.600 e il Pd 6.700. Un’ultima annotazion­e. Nel 1996 il centrodest­ra pigliatutt­o (a Brescia) finì all’opposizion­e (a Roma) con Prodi premier. La storia non è mai uguale a se stessa. Ma qualche volta si assomiglia.

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