«È il vento populista ma io ho fatto il massimo»
La sconfitta di Gori: deciderò sul mio futuro
Si dice vittima del vento populista Giorgio Gori, candidato del centrosinistra che non può certo esultare per la performance. «Ho fatto il lavoro migliore possibile», dice però tranquillo.
Venti punti di distacco e zero rimpianti: «Ho fatto la miglior campagna elettorale che potessi fare. Tornassi indietro non farei niente di diverso», garantisce Giorgio Gori dopo il lunghissimo pomeriggio trascorso nel suo comitato elettorale.
La sconfitta è nettissima, al di là delle più cupe previsioni. «In questo contesto era impossibile. Il voto per le Politiche si è travasato nel voto per la Regione». Tradito dall’election day, suggerisce in pratica il sindaco di Bergamo che si prenderà ancora qualche giorno per decidere del suo futuro. Capo dell’opposizione al Pirellone o fine del suo mandato in municipio? «La legge mi assegna tre mesi per decidere, impiegherò solo qualche giorno». «Il vento populista ha spazzato via tutto — aggiunge Gori — ma ho l’ambizione di avere comunque lasciato un segno: quello di una politica seria che si sforza di essere credibile, di non raccontare balle ai cittadini e tenere alta la bandiera del riformismo».
A dare sostegno al candidato sconfitto (oltre alla moglie Cristina Parodi e alle due figlie, con cui si concede nel pomeriggio una lunga passeggiata per corso Buenos Aires) arriva in serata anche il sindaco Beppe Sala. Che difende il «collega» bergamasco («È stato bravissimo, ha fatto una campagna elettorale ottima») e lancia un preciso avvertimento al neogovernatore leghista: «Collaboreremo ai vari tavoli istituzionali, troveremo certamente il modo. Ma vorrei dire a quelli che stanno dall’altra parte di essere meno arroganti». Il riferimento (esplicito) è al segretario lombardo della Lega, il salviniano Paolo Grimoldi. «Lui aveva detto che Gori era un candidato debolissimo. Ecco, vorremmo meno arroganza. Chiediamo rispetto, se dovremo lavorare insieme come rappresentanti istituzionali».
La dirigenza locale del Pd, infine. Il segretario regionale Alessandro Alfieri (neo eletto in Senato grazie al ripescaggio del listino plurinominale) non si dimetterà dal ruolo di partito. «Il Pd tiene rispetto al quadro nazionale, con affermazioni importanti nelle zone centrali di Milano. In questo momento complicato e difficile c’è bisogno di serietà, presenza e continuità del lavoro che stiamo facendo. Sia io che Pietro Bussolati (il segretario metropolitano, ndr) siamo verso il termine del nostro mandato e abbiamo intenzione di guidare il partito in questa fase difficile». «Lo dobbiamo a militanti che hanno bisogno di punti fermi in questa fase di incertezza. E comunque siamo abituati a discutetene con i nostri organismi dirigenti», ha concluso Alfieri.
Se il Pd piange, gli scissionisti di Leu si disperano. Onorio Rosati è segnalato ampiamente sotto il tre per cento e non entrerà al Pirellone.
La pausa Sindaco o Consiglio? La legge mi assegna tre mesi per decidere, impiegherò qualche giorno
La traccia Ho l’ambizione di aver comunque lasciato un segno con una politica fatta di serietà