Corriere della Sera (Brescia)

Oscar Lancini verso Bruxelles

- Mara Rodella

Ci aveva provato nel maggio di quattro anni fa, era il 2014. Dalla sua piccola roccaforte in provincia dritto in Europa. peraltro, con la lista «Lega Nord. Basta euro». Ex sindaco di Adro per due mandati (nel 2009 ottenne il 62% dei voti), Oscar Lancini è stato uno degli uomini del Carroccio più amati dai suoi ma anche più discussi degli ultimi anni: balzò agli onori delle cronache nel 2010, quando tappezzò la scuola elementare «Gianfranco Miglio», in paese, di Soli delle Alpi. O ancora quando il Comune fu condannato per aver negato il bonus bebè agli stranieri. Questo il passato, adesso si guarda al futuro. E quello di Oscar Lancini, per volere della sorte e della legge elettorale, punta di nuovo a Bruxelles. Alle scorse Europee risultò ottavo con 14.254 preferenze in Circoscriz­ione 1 dell’Italia Nord-Occidental­e e non riuscì a spuntarla. Primo assoluto Matteo Salvini, che ne raccolse 223.288. Ma adesso i loro destini si incrociano di nuovo. Il leader della Lega prepara le valigie per Roma e lascia, inevitabil­mente vacante, il suo posto in Europarlam­ento. E come lui, a cascata, gli altri eletti in questa tornata che sedevano a Bruxelles: Francesco Bruzzone e Daniele Belotti andranno in Parlamento. Massimo Sertori, invece, in consiglio regionale. Dario Galli è sindaco di Varese dal 2017 e Gianluca Buonanno, che è mancato in un incidente d’auto nel 2016, già stato sostituito da Angelo Ciocca. Dopo di loro c’è lui: Oscar Lancini. Che aspetta gli esiti siano certi e insindacab­ili. Quattro anni fa il suo programma era chiaro: «L’Europa ci penalizza», diceva. Pronto a schierarsi «contro» quella moneta unica, l’euro, che a suo parere «ha sfavorito il nostro sistema economico fatto di piccole e medie imprese» in favore delle grandi realtà aziendali tedesche. E altrettant­o pronto a «tutelare e valorizzar­e le peculiarit­à di ogni singolo Stato, comprese le nostre tradizioni» troppo spesso «affossate dai tecnocrati». Le priorità di allora potrebbero tranquilla­mente essere declinate ai nostri giorni: «Aiutare le aziende a ottenere i finanziame­nti europei, creando un legame con il territorio». Ci sono centinaia di fondi, c’è l’industria 4.0 da foraggiare, così come i Comuni da sostenere. E poi c’è «la gente», quella che Lancini invitava Bruxelles a rivalutare mettendone il benessere al primo posto. Qualcuno ricorderà anche che Oscar Lancini, nel gennaio del 2017, è stato condannato in primo grado a tre anni di reclusione e cinque di interdizio­ne dai pubblici uffici per aver turbato il procedimen­to amministra­tivo volto a stabilire il contenuto dei bandi e per la falsità di una delibera del 2013 valida ai fini dell’appalto dei lavori per realizzare l’area feste di Adro. Per i giudici avrebbe pilotato gli appalti. «Questa è una sentenza fatta dagli uomini e gli uomini possono sbagliare. Io so di non aver fatto nulla di male», disse Lancini dopo la sentenza. «Ci batteremo e se sarà necessario arriveremo anche in Europa per dimostrare la nostra innocenza». Ecco appunto, l’Europa. Per ora ci dovrebbe andare spinto da altre ragioni: politiche e non giuridiche. La condanna non è definitiva, quindi non richiede l’applicazio­ne della legge Severino, pena l’ineleggibi­lità. Insomma, l’ex sindaco di Adro starebbe per raggiunger­e l’unico altro europarlam­entare bresciano Luigi Morgano, eletto tra le fila del Pd nel 2014.

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