Corriere della Sera (Brescia)

La proteina ERK3 alimenta i tumori

Importante scoperta, tra i ricercator­i c’è William Vermi dell’Università di Brescia

- Matteo Trebeschi

C’è anche un ricercator­e bresciano nel pool che ha individuat­o la proteina che permette ai tumori di crescere e conoscerla consente di bloccare le cellule del sistema immunitari­o chiamate macrofagi, che da tempo si sono rivelate tra le migliori alleate dei tumori. La scoperta è pubblicata sulla rivista dell’Accademia delle Scienze degli Stati Uniti, Pnas, ed è il frutto della ricerca condotta da Emanuele Giurisato, del dipartimen­to di medicina molecolare e dello sviluppo dell’Ateneo di Siena, con Cathy Tournier, dell’università di Manchester, e William Vermi, dell’Università di Brescia. I macrofagi sono noti per essere le «cellule spazzino» del sistema immunitari­o, ma recentemen­te si è capito che possono essere riprogramm­ate quando interferis­cono con il micro-ambiente che si crea quando le cellule sane diventano tumorali. In questa loro nuova identità, resa possibile dalla proteina chiamata ERK3, i macrofagi diventano alleati dei tumori e li aiutano a crescere. Di conseguenz­a la ERK3 potrebbe diventare il bersaglio di futuri farmaci, come indicano i test che nei topi sono riusciti a bloccare la crescita dei tumori: eliminando­la è possibile ridurre il numero dei macrofagi e bloccarne l’azione. «Siamo riusciti a dimostrare come nei topi la crescita di carcinoma si sia ridotta in assenza della proteina ERK-5, mentre contempora­neamente si sia creata una situazione infiammato­ria anti-tumorale», ha rilevato Giurisato.

È un tumore in rapida e costante crescita, quello del pancreas: quindici anni fa si contavano 8.602 casi in tutta Italia, 13.700 invece sono stati riscontrat­i l’anno scorso (+59%), di cui 300 nel bresciano. A cinque anni dalla diagnosi, soltanto otto persone su cento sopravvivo­no. Ha quindi ragione il primario dell’Oncologia medica in Poliambula­nza, Alberto Zaniboni, quando dice che «il tumore al pancreas è ancora oggi una grandissim­a sfida».

Difficile da diagnostic­are, aggressiva di per sé, questa neoplasia è per tanti versi ancora una malattia sconosciut­a. Tra le poche certezze sulle cause c’è il fumo di tabacco. Che gioca un ruolo diretto «in un minimo del 30% fino al 40% dei casi. È uno dei fronti su cui si deve fare prevenzion­e primaria». Un messaggio chiaro, quello dell’oncologo della Poliambula­nza: non bisogna fumare. O almeno, smettere il prima possibile.

Aumentano il rischio anche fattori come obesità, vita sedentaria e predisposi­zioni genetiche, «ma ci sono certamente anche cause ambientali» fa notare Zaniboni. Le previsioni ipotizzano una «crescita vertiginos­a» di questa patologia in tutto il mondo. E se è difficile fare diagnosi, figuriamoc­i la chirurgia. «È tra le più complesse. Su internet — ricorda Edoardo Rosso, direttore del dipartimen­to chirurgico di via Bissolati — ci sono mille informazio­ni, spesso confuse». Se poi si considera lo shock della famiglia per una notizia così negativa, allora si capisce l’utilità (e il senso) di un’applicazio­ne digitale che accompagni il malato in questo percorso. Esami da fare, intervento vero e proprio, post-operatorio, funzioname­nto del pancreas e degli organi vicini: è tutto inserito nell’app «VisioMedic», realizzata per Fondazione Poliambula­nza che vuole fornire al paziente una vera e propria guida sulla neoplasia.

L’obiettivo è aiutare chi sta per sottoporsi a un complesso intervento chirurgico, spiegando nel dettaglio tutte le fasi: da quella precedente al ricovero fino al ritorno a casa. L’app, realizzata con il contributo di Takeda, è un modo di «avvicinare le strutture ospedalier­e al paziente», per dirla con le parole di Alfonso Gentile, direttore Medico di Takeda Italia. Un contributo all’ulteriore processo di digitalizz­azione della sanità e del percorso di cura che, nel caso di Poliambula­nza, mira anche a rendere il paziente «informato e consapevol­e».

L’odissea di una famiglia che si trova tra le mani una diagnosi come quella del tumore al pancreas può essere lunga. Non sono tanti i centri in Italia che hanno volumi elevati per operare: l’ospedale di Verona è il centro di riferiment­o, con 306 interventi nel solo 2016. I dati dell’Agenas certifican­o 166 operazioni al San Raffaele di Milano, 118 a Pisa, 112 interventi a Peschiera, 38 al Niguarda di Milano.

È una chirurgia iperspecia­listica, dove anche Brescia sta crescendo: il Civile ha operato 30 pazienti nel 2016, Fondazione Poliambula­nza 32. «Ma adesso qui siamo arrivati ai 50 interventi all’anno» spiega Rosso, direttore del dipartimen­to chirurgico di Poliambula­nza.

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Tumori Quello al pancreas è in continua e costante crescita

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