«L’antagonista del Dordoni fu sprangato dai suoi compagni»

Cremona, svolta al processo per gli scontri del 2015 tra centri sociali e CasaPound. Parla la teste del pm

CREMONA Prima udienza con colpo di scena del processo sugli scontri, il 18 gennaio 2015, tra militanti di CasaPound e antagonisti fuori dallo stadio Zini, dopo il derby Cremonese-Mantova. Negli incidenti venne gravemente ferito l’autonomo Emilio Visigalli, 53 anni, operatore ecologico di Maleo (Lodi), rimasto per dieci giorni in coma. Il sabato successivo gli antifascisti organizzarono un corteo sfociato negli attacchi alle forze di polizia e nelle devastazioni dei black bloc.

Secondo Alessia, teste del pm Lisa Saccaro, Visigalli non sarebbe caduto sotto le sprangate degli avversari ma quelle dei suoi stessi compagni. «Io non simpatizzo per nessuna fazione», ha premesso la testimone parlando davanti alla giuria presieduta da Giuseppe Bersani. Per poi continuare: «Volava di tutto, c’erano persone schierate da una parte e dall’altra, faccia a faccia. Quelle più vicine al centro sociale Dordoni indossavano caschi da motociclista e avevano mazze. Io ero dietro a quelli di CasaPound, che hanno agito con le mani. Ho visto quel signore (Visigalli, ndr) quando è stato ferito da uno dello schieramento del Dordoni. È stato centrato alla testa con la spranga da un ragazzo del Dordoni, che stava alla sua destra, leggermente indietro». «E i calci e i pugni chi li ha sferrati?», ha chiesto l’avvocato Sergio Pezzucchi, difensore degli antagonisti a processo. «Due, tre, quattro di CasaPound», la risposta.

Quella domenica qualcuno aveva incollato adesivi del movimento di estrema destra sulla sede del Dordoni: la miccia degli incidenti. Sono alla sbarra per rissa aggravata 17 imputati, sette del centro sociale, compreso lo stesso Visigalli, e 10 di CasaPound (due di loro accusati anche di tentato omicidio). Si riprende il 5 giugno con l’audizione degli altri 19 testi della Procura.