Corriere della Sera (Brescia)

Una questione Umanitaria

Una mostra ricostruis­ce la storia dell’Istituto a 125 anni dalla nascita Documenti, manifesti e foto per testimonia­re il suo ruolo di ente morale

- Chiara Vanzetto

Maria Montessori, Arturo Toscanini, Bruno Munari, Lyda Borrelli, Gio Pomodoro, Umberto Boccioni, Filippo Turati, Gino Negri, Alessandri­na Ravizza. Qual è il filo che lega questo eterogeneo gruppo di pedagoghi, politici, artisti? È la Società Umanitaria, ente morale che dal 1893 a oggi ha operato a Milano con tracce profonde nel tessuto culturale e sociale della città. A vario titolo, tutti questi personaggi e molti altri hanno preso parte alla vita dell’istituto, contribuen­do a crearne la storia e l’identità. La vicenda viene ricostruit­a, in occasione dei 125 anni di vita, nella mostra «Pionieri di arditezze sociali», palinsesto del Comune di Milano «Novecento italiano», ospite di due sedi istituzion­ali come Palazzo Morando e Palazzo Moriggia.

Curato da Claudio Colombo, il percorso si fonda sui materiali del vasto Archivio Storico dell’Umanitaria: una miniera d’informazio­ni, ancora in parte da indagare, da cui spuntano documenti, manifesti, locandine, periodici, manufatti, foto d’epoca, in originale o riprodotti. «Avremmo potuto esporre di più, la materia non manca, il problema semmai è stato sintetizza­re», spiega Colombo. «Per questo immagini e testi sono accompagna­ti da QR Code di approfondi­mento. È arrivato il momento di ricordare questa istituzion­e milanese perché oggi, nonostante continui con coerenza la sua attività, la conoscono soprattutt­o gli anziani». L’Umanitaria, fondata dal filantropo Prospero Moisé Loria, si basa tutt’ora sullo Statuto originario che recita così: «Aiutare i diseredati, senza distinzion­i, a rilevarsi da sé medesimi, procurando loro appoggio, lavoro e istruzione». Infiniti i campi in cui questo principio si è applicato: cooperazio­ne sociale, edilizia popolare, assistenza a profughi ed emigranti, educazione di bambini e adulti, salute, divulgazio­ne delle arti, formazione profession­ale gratuita. Proprio questo è stato il fiore all’occhiello dell’Umanitaria: le scuole. Le più celebri quella di tipografia, di lavorazion­e dei metalli, di sartoria, di fotografia e comunicazi­one, dove insegnavan­o nomi come Alessandro Mazzucotel­li, Rosa Genoni, Leopoldo Metlicovit­z, Guido Marussig, Albe Steiner, Bob Noorda. Corsi d’eccellenza, chiusi alla fine degli anni 70 quando lo Stato delega in toto alle Regioni la formazione al lavoro. «All’Umanitaria è nato il modello della scuola media unica, poi adottata a livello nazionale. Dall’Umanitaria è stato fondato nel 1922 l’Istituto d’Arte di Monza, dalle cui esposizion­i Biennali nasce l’attuale Triennale. L’Umanitaria aveva costruito nel 1911 il Teatro del Popolo, 2mila posti per spettacoli e concerti a ingresso libero, distrutto dalle bombe nel ‘43». Un lascito culturale enorme, fatto di tecnica e rigore disciplina­re, ma anche di impegno, cuore, passione. E non fatevi ingannare dalle dimensioni moderate delle sale espositive: il contenuto è tanto denso e interessan­te da meritare ore di attenzione.

Lo Statuto «Aiutare i diseredati, senza distinzion­i, a rilevarsi da sé, con lavoro e istruzione»

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1963 La scuola di formazione per grafici (in fondo, il docente Bob Noorda)
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1906 Il Padiglione dell’Umanitaria all’Esposizion­e Internazio­nale di Milano

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