Corriere della Sera (Brescia)

Fappani: ecco come raccogliev­amo consensi

- Marco Toresini

Se le 9.600 preferenze di Fabio Rolfi (Lega ) sembrano tante, ci si è scordati dei tempi d’oro, quando non c’era elezione che non facesse ampio ricorso all’istituto della preferenza. «Ne presi 34.345 è fui il più preferenzi­ato dell’epoca». Mario Fappani, ex democristi­ano di sinistra, 15 anni al Pirellone (dal 1980 al 1995, tre volte assessore alla Sanità, all’Assistenza e al Lavoro) spiega come ai tempi la caccia alle preferenze era una tecnica collaudata. «Nessun mistero, si sfruttava la rete di conoscenze che avevamo costruito nel corso della nostra attività politica. Avevamo nomi e cognomi in ogni paese, avevamo collaborat­ori che, a titolo completame­nte gratuito, si occupavano di recapitare i santini casa per casa e di fare proselitis­mo». Un grande lavoro che ogni anima del partito (nella Dc, allora c’erano le correnti) gestiva secondo canoni ormai rodati. «Quando a Milano — continua Fappani — arrivavo dicendo che io, democristi­ano, ero stato eletto grazie agli operai, si mettevano a ridere. In realtà era proprio cosi: mi appoggiavo alla sezione Dc dell’Iveco e gli operai portavano nei paesi della provincia dove abitavano l’invito a votarmi. Era un lavoro di relazione fatto anche di santini e manifesti, che forse oggi sono stati sostituiti da Whatsapp». Ma oltre 34 mila preferenze sono una cifra oggi inimmagina­bile. «Una volta non c’era elezione che non prevedesse l’uso della preferenza. L’elettore era abituato, oggi non è più così. Un tempo poi si esprimevan­o sempre due nomi e si faceva lavoro di squadra raddoppian­do i consensi. In queste elezioni, invece, in pochi si sono gemellati con un’altra candidata per spingere sulle preferenze. Ognuno ha preferito lavorare da solo e i risultati si sono visti».

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Ex assessore Mario Fappani militava nella Dc

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