Oxfam, quando il cooperante diventa orco
Èdel 9 febbraio lo scandalo Oxfam. Grande indignazione, e come ogni volta concludiamo con un adesso basta, fino a domani e alla prossima volta. Mi domando: ci basterebbe se quelle donne violate in cambio di aiuti umanitari fossimo noi, se Antonietta, Jessica e Pamela fossero nostre figlie, sorelle? È vero che siamo in un cambiamento, che c’è da costruire una nuova cultura, siamo esseri umani e se i maschi devono trovare modalità e parole nuove per un confronto, noi anche, non siamo spettatrici, ma consorti. Ogni donna che viene violentata dà vita alla possibilità che ognuna lo possa essere. La violenza sulle donne non è un fatto di cronaca, ma un accadimento sociale e culturale, quella millenaria cultura patriarcale che ci ha spogliate di identità. Di questa cultura è figlio quel Mark Goldring, ancora numero uno di Oxfam che, dopo aver insabbiato per anni, ha definito sproporzionati gli attacchi alle Ong per gli scandali sessuali e detto testualmente: «Non abbiamo ucciso bambini nella culla». Roland van Hauwereiren, già segnalato per abusi in Congo nel 2006, era a capo dell’operazione ad Haiti nel 2011, da dove è stato allontanato in modo «graduale e dignitoso», mentre è stato assunto dalla Ong Action Against Hunger come responsabile in Bangladesh dal 2012 al 2014. La stessa Ong ha dichiarato di non essere stata informata del suo curriculum. Un altro «allontanato» è stato assunto dalla Ong Marcy Corps con buone referenze dalla Oxfam. Aggiungiamo solo che l’organo di riferimento delle Ong è l’Onu, che ha tanti guai in casa. Dati alla mano, quando alle Ong si uniscono i caschi blu le violenze aumentano, migliaia le denunce e i denunciati allontanati senza sanzioni. In tutto questo il timore delle Ong è la perdita di credibilità che potrebbe chiudere i fondi. Non una parola invece sulle vittime, nemmeno il pensiero di un provvedimento in loro favore: donne, nemmeno un nome, un volto, perché certo, loro si vergognerebbero. Di Ong c’è bisogno, e tanto. Con questo e proprio per questo, per non demonizzare il buon lavoro di molti/e, una cosa che possiamo fare è chiedere l’istituzione di un organo di controllo. Io di questo «signori» vorrei conoscere la faccia, vorrei la conoscessero tutte le donne. Alla gogna? Al rogo? No, quello è già stato fatto, e non da noi. Vorrei solo che tutte potessimo riconoscere i lupi e la smettessero di farci la festa.