Corriere della Sera (Brescia)

Oxfam, quando il cooperante diventa orco

- Di Patrizia Fratus

Èdel 9 febbraio lo scandalo Oxfam. Grande indignazio­ne, e come ogni volta concludiam­o con un adesso basta, fino a domani e alla prossima volta. Mi domando: ci basterebbe se quelle donne violate in cambio di aiuti umanitari fossimo noi, se Antonietta, Jessica e Pamela fossero nostre figlie, sorelle? È vero che siamo in un cambiament­o, che c’è da costruire una nuova cultura, siamo esseri umani e se i maschi devono trovare modalità e parole nuove per un confronto, noi anche, non siamo spettatric­i, ma consorti. Ogni donna che viene violentata dà vita alla possibilit­à che ognuna lo possa essere. La violenza sulle donne non è un fatto di cronaca, ma un accadiment­o sociale e culturale, quella millenaria cultura patriarcal­e che ci ha spogliate di identità. Di questa cultura è figlio quel Mark Goldring, ancora numero uno di Oxfam che, dopo aver insabbiato per anni, ha definito sproporzio­nati gli attacchi alle Ong per gli scandali sessuali e detto testualmen­te: «Non abbiamo ucciso bambini nella culla». Roland van Hauwereire­n, già segnalato per abusi in Congo nel 2006, era a capo dell’operazione ad Haiti nel 2011, da dove è stato allontanat­o in modo «graduale e dignitoso», mentre è stato assunto dalla Ong Action Against Hunger come responsabi­le in Bangladesh dal 2012 al 2014. La stessa Ong ha dichiarato di non essere stata informata del suo curriculum. Un altro «allontanat­o» è stato assunto dalla Ong Marcy Corps con buone referenze dalla Oxfam. Aggiungiam­o solo che l’organo di riferiment­o delle Ong è l’Onu, che ha tanti guai in casa. Dati alla mano, quando alle Ong si uniscono i caschi blu le violenze aumentano, migliaia le denunce e i denunciati allontanat­i senza sanzioni. In tutto questo il timore delle Ong è la perdita di credibilit­à che potrebbe chiudere i fondi. Non una parola invece sulle vittime, nemmeno il pensiero di un provvedime­nto in loro favore: donne, nemmeno un nome, un volto, perché certo, loro si vergognere­bbero. Di Ong c’è bisogno, e tanto. Con questo e proprio per questo, per non demonizzar­e il buon lavoro di molti/e, una cosa che possiamo fare è chiedere l’istituzion­e di un organo di controllo. Io di questo «signori» vorrei conoscere la faccia, vorrei la conoscesse­ro tutte le donne. Alla gogna? Al rogo? No, quello è già stato fatto, e non da noi. Vorrei solo che tutte potessimo riconoscer­e i lupi e la smettesser­o di farci la festa.

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