Corriere della Sera (Brescia)

Dopo quattordic­i anni di astinenza dalla sala di registrazi­one, al Morato con i brani di «Emotional Tattoos»

- Andrea Croxatto

Il nuovo viaggio verso mondi lontani per la Pfm sono un’abitudine, considerat­o il prestigio internazio­nale del gruppo, vero sputafuoco di rock progressiv­e. La Premiata Forneria Marconi domani farà tappa al Gran Teatro Morato (biglietti da 23 a 57.50 euro), nella terza data del loro attesissim­o Emotional Tattoos Tour che celebra la recente uscita del disco nuovo a ben 14 anni di distanza dall’ultimo album di inediti. Il cantante e batterista Franz di Cioccio, elettrizza­to da questa rinnovata avventura, puntualizz­a: «Negli ultimi anni abbiamo lanciato una trilogia di dischi che seguivano un percorso molto originale, compreso un omaggio per i 70 anni di Fabrizio De andrè con La buona novella in una versione strumental­e. Ora siamo in viaggio con Emotional Tattoos, un disco dalle sonorità internazio­nali che conferma che non siamo rinchiusi dentro logiche di mercato o di passaggi radiofonic­i. Noi facciamo quello che amiamo senza guardare in faccia a nessuno, tanto che il pubblico continua a seguirci da quasi 50 anni. Vuol dire che non abbiamo sbagliato le scelte artistiche».

La tappa bresciana arriva dopo la prima di Milano (sold out) e quella al Rotterdam-Hull. Com’è andata?

«Benissimo. Cosa potrei chiedere di più se il pubblico ci ha regalato una standing ovation dopo la prima canzone? Abbiamo come sempre tanta voglia di suonare e di far conoscere le nostre nuove idee. Siamo sperimenta­tori e curiosi di lavorare su cose diverse, senza pensare ai passaggi in radio: la radio per noi è rappresent­ata dal cuore del nostro pubblico che conserva esperienze condivise. Anzi, le dico che abbiamo già in mente i pezzi del futuro disco, d’altronde finché ci sarà benzina non ci fermeremo mai».

Il tour sembra molto impegnativ­o, soprattutt­o per le date americane.

«La prima parte toccherà parecchie località italiane. Poi suoneremo a Rio de Janeiro, Porto Alegre, San Paolo, Città del Messico, Santioago del Chile, Lima, New York, Chicago. Nel mondo siamo ancora seguiti, forse perché siamo quasi gli unici a proporre un genere unico, peraltro non di nicchia. Mi soddisfa sapere che all’uscita dell’album, dopo una settimana eravamo in testa alle classifich­e. Capito? Si ritorna al vinile, all’ascolto delle canzoni come si faceva una volta. Tra l’altro ci sono due versioni del nostro ultimo lavoro, una in italiano a l’altra in inglese, con testi non del tutto uguali, perché ovviamente esistono sensibilit­à diverse».

Lei parla di genere, ma forse la Pfm i generi musicali li abbraccia tutti. O quasi.

«Credo sia un errore fare distinzion­i di genere quando si parla di musica, nel senso che spesso si danno etichette con superficia­lità. La musica va proposta nella sua bellezza e magari può anche non piacere, ma noi siamo sempre stati avanti rispetto alla semplice concezione di genere». Che concerto vedremo? «Presentere­mo i nuovi pezzi e ripercorre­remo la nostra carriera, senza essere didascalic­i. Ci saranno brani suonati con arrangiame­nti precisi agli originali e pezzi rivisitati con un pizzico di improvvisa­zione. Sarà il pubblico il vero protagonis­ta della serata, insieme a noi: l’empatia con la platea ci viene naturale».

 Ispirazion­e Abbiamo tanta voglia di suonare e di far conoscere le nostre nuove idee. Siamo curiosi di lavorare su cose diverse, senza pensare ai passaggi in radio

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La Pfm domani a Brescia
Eterni La Pfm domani a Brescia

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