Il senso di Cabassi per Beethoven
A 41 anni si approssima ormai ai 30 di carriera. Era il 1990 quando, tredicenne, debuttava in Conservatorio suonando con Vladimir Delman e l’orchestra Rai il secondo concerto per pianoforte di Shostakovich. Esplose nel concorso più importante e selettivo di tutti, il texano Van Cliburn, nel 2005. Dopo quella finale oltreoceano Davide Cabassi ha iniziato a esibirsi in tutto il mondo, anche se ama sempre tornare a suonare nella sua Milano, come fa stasera sul palco del Dal Verme con l’orchestra dei Pomeriggi Musicali (via S. Giovanni sul Muro 2, ore 21, sabato ore 17, € 20-9): affronterà il terzo concerto di Beethoven, pagina percorsa da ombre e sussulti, ma anche da pacificante poesia. Cabassi è un profondo conoscitore dell’universo beethoveniano: per la major discografica Decca sta incidendo le 32 Sonate del genio di Bonn, una sorta di Nuovo Testamento pianistico col quale si sono confrontati tutti i più grandi virtuosi dell’ultimo secolo. Proprio in questi giorni esce una nuova tappa di questo percorso, con quattro titoli tra cui la «Pastorale» e la celeberrima «Al chiaro di luna». Nella prima parte Andris Poga, nato 38 anni fa a Riga e dal 2013 direttore musicale dell’orchestra nazionale lettone, affronta il poema sinfonico «Metamorphosen» di Richard Strauss.