Rossi, pillole pop di filosofia sul senso della vita
La vita è una brioche, come dice un adagio napoletano, che sciorina con spietatezza le fasi biologiche calanti e discendenti dell’umano cammino? L’argomento è universale e inesauribile, nonché molto relativo. «That’s life!», così si intitola il nuovo spettacolo teatrale di Riccardo Rossi che va in scena stasera alle 21 presso il Teatro Centro Lucia di Botticino Sera. Scritto dall’attore-autore romano con Alberto Di Risio, lo show racconta la sua personale visione della vita, con tutti i suoi passaggi obbligati, con le tappe e le frontiere doganali, sempre sul filo dell’umorismo e del sarcasmo. Gli uomini offrono molto materiale, si sa. «Gli uomini sono donne che non ce l’hanno fatta...»: Riccardo Rossi cita una frase di Groucho Marx e spedisce al gentil sesso una strizzatina d’occhio in occasione dell’8 marzo. «La vita? Si può riassumere così — commenta —: da zero a 15 è un attimo: tre anni di pannolini, due di asilo, cinque di elementari, tre di medie, cinque di liceo e due di pugnette. Dai 15 ai 18, ci sono i primi amori, il guado del liceo. I vent’anni magari averli ancora, i 40 sono l’età più bella, dopo i 50 si fanno i conti con gli esami clinici e i check up. E a 90? Magari arrivarci».
Uscito dalla scuola teatrale di Gigi Proietti, testimonial pubblicitario, autore di testi per Fiorello, entertainer, conduttore attore (alla fine degli ‘80 fu in televisione l’indimenticabile Mazzocchi de «I ragazzi della 3ª C») e regista cinematografico, e scrittore e «comico sentimentale», come si definisce lui, Riccardo Rossi è personaggio di multiforme ingegno. D’accordo, ma qual è l’età migliore nella vita di una persona, gli chiediamo? «Forse non esiste una fascia d’età migliore nel percorso di una persona in questo mondo. Però se me lo chiede, le rispondo che prima dei 40 anni non apprezziamo niente. Ci comportiamo come cavalli bradi nella prateria, pensando che non esistano confini. Forse sono proprio questi gli anni felici, quelli della completa incoscienza, che vanno dai 15 ai 35. A 50 si comincia a prendere coscienza di se stessi, si riflette, si da un peso alle cose, le si apprezza. Il che non vuol dire guardare all’indietro con nostalgia. Anzi, il vero segreto è continuare a guardare avanti mantenendo lo stupore e la meraviglia su ciò che ancora ci accade. Io vorrei che con questo spettacolo si ca- pisse che la vita va accettata con il tempo che passa. La felicità è vivere bene, sentirsi a proprio agio nell’età che si ha. Sarò sincero, non ho nessun rimpianto della mia giovinezza, del mio passato, sto bene come sono. Detto questo, il mio spettacolo è divertente, non è un trattato filosofico».
Uno show nutrito dall’autobiografia? «Fino a 50 sicuramente vale la mia esperienza, visto che sono gli anni che corrispondono alla mia anagrafe, poi mi sono ispirato ai racconti di mia nonna o di amici più grandi. Ammetto inoltre che io sono un osservatore implacabile, registro e annoto tutto con l’occhio vigile. Va da sé, che per quanto diversi, abbiamo in comune molte similitudini. Negli anni delle elementari abbiamo avuto tutti il più bravo della classe e lo guardavamo con invidia. Oppure, quando arrivi a 40 anni, per fare felice moglie e figli, compri un cane che tu no volevi e che poi tocca a te portare fuori».
Riccardo Rossi chiude il cartellone diretto da Federico Stefanelli. Biglietti interi da 20 a 15 euro. Per informazioni e prenotazioni si può inviare una mail all’indirizzo info@centrolucia.it o, in alternativa, chiamare al numero di telefono 339 4301244.
Autobiografia Rossi è un osservatore implacabile: attinge alla sua vita ma anche ai racconti della gente
Sarcasmo Lo show racconta tutti i passaggi obbligati della vita sul filo sottile dell’umorismo Il «comico sentimentale» Rossi racconta il senso della vita al Centro Lucia
Filosofia Forse non esiste una fascia d’età migliore nel percorso di una persona in questo mondo. Però se me lo chiede, le rispondo che prima dei 40 anni non apprezziam o niente. Non ho nessun rimpianto della mia giovinezza, sto bene come sono