Corriere della Sera (Brescia)

Saronno, la truffa ai Testimoni di Geova

Raccolti 1,5 milioni di euro. Immobili fantasma e la promessa di tassi d’interesse vantaggios­i

- Di Luca Rinaldi

L’11 giugno di sette anni fa Libero Lapenna, titolare di una società immobiliar­e con sede a Saronno, si toglie la vita. Un suicidio che non fa rumore, i figli che rinunciano all’eredità e una procedura fallimenta­re che si mette in moto culminando con la dichiarazi­one di fallimento del Tribunale di Milano nel giugno 2012. Parte pure un processo per bancarotta: imputato un ex socio di Lapenna, Orazio Davide Corso, che, difeso dall’avvocato Alfredo Foti, è stato recentemen­te assolto dallo stesso Tribunale di Milano. Secondo l’accusa, Corso avrebbe distratto risorse dal patrimonio della società di Lapenna danneggian­do i creditori, ma per i giudici «non può ritenersi provata al di là di ogni ragionevol­e dubbio» che la condotta di Corso potesse configurar­si come «bancarotta fraudolent­a distrattiv­a — oppure — bancarotta preferenzi­ale» con l’allora amministra­tore, ovvero Lapenna.

Per capire questa vicenda però occorre fare un passo indietro e tornare a quelle villette, terreni e palazzine parzialmen­te completate da Lapenna tra le province di Como, Varese e Pavia. Come il complesso residenzia­le messo all’asta tre anni fa in via Postumia al civico 72 a Varese: diciassett­e appartamen­ti, tredici box interrati, undici cantine e quindici posti auto per un valore di 2,1 milioni di euro. Tutto invenduto dopo sette aste andate deserte e prezzo iniziale oggi fissato a 900 mila euro. Quello di via Postumia è solo uno dei beni immobili che la società Fincostruz­ioni, di cui Libero Lapenna fu amministra­tore unico, ha acquisito accendendo mutui ancora oggi non restituiti, ristruttur­ato pagando in ritardo i fornitori, e che sono poi rimasti invenduti.

Lapenna, catanzares­e classe ’52, acquista le quote della Fincostruz­ioni nei primi anni 2000 e raccoglie fondi e finanziame­nti da privati, in particolar­e tra la comunità dei Testimoni di Geova incontrati alla sala del Regno di Saronno, per realizzare investimen­ti immobiliar­i promettend­o tassi elevati. Sono in tutto una quindicina tra le province di Varese, Brescia e Milano coloro che avrebbero finanziato Lapenna. Rastreller­à circa un milione e mezzo di euro, ma quei fondi non transitera­nno mai sui conti della società da cui, anzi, l’amministra­tore preleva fondi per sé e accolla costi alla Fincostruz­ioni che nulla hanno a che fare con l’operativit­à della stessa.

I cantieri procedono a singhiozzo, i fornitori bussano alla porta con tanto di minacce e la crisi del 2008 fa precipitar­e ulteriorme­nte la situazione. Così rientra in gioco l’ex socio di Fincostruz­ioni, Orazio Davide Corso, che salda i debiti di Lapenna con la promessa che una volta venduti gli immobili sarà ricompensa­to. «Se tu non mi aiuti a finire questi immobili — diceva Lapenna a Corso — non rientrerai mai in possesso dei soldi». Privati e banche dunque minacciava­no azioni legali e Corso per evitare istanze di fallimento nei confronti di Fincostruz­ioni, pagava.

Tra i creditori della Fincostruz­ioni c’è pure la Crivaro Costruzion­i, società chiusa nel 2011 il cui titolare era Marcello Crivaro, condannato per traffico di stupefacen­ti a 8 anni nello stesso anno e cugino di quel Francesco Crivaro arrestato nella maxi operazione

Scatole cinesi I fondi non sono mai transitati sui conti della Fincostruz­ioni, società che si accolla solo debiti

antimafia «Infinito» dopo quasi un anno di latitanza e amico di Azouz Marzouk (marito di Raffaella Castagna e padre di Youssef, uccisi nella strage di Erba dell’11 dicembre 2006). Stando alle carte si nota come Lapenna avesse debiti nei confronti della Crivaro per 450 mila euro a partire da luglio 2008 e verso un altro fornitore per ulteriori 144 mila. La pressione è dunque alta e Lapenna nel 2011 si toglie la vita, lasciandos­i alle spalle una bancarotta quantifica­ta in circa 5 milioni di euro. In tutto, secondo una scrittura privata tra Corso e Lapenna, si legge nella sentenza, «Corso aveva effettuato a favore di creditori della società fallita e delle banche pagamenti per un totale di 2,2 milioni di euro». Per lui la ricompensa sono un immobile a Lomazzo e un terreno a Bosnaco, in provincia di Pavia, passati dalla fallita Fincostruz­ioni alla società dello stesso Corso, la Euroimmobi­liare. Valore reale poco meno di 70 mila euro che gli sono costati il processo per bancarotta terminato con l’assoluzion­e.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy