Il mio primo Boléro
Ètutto esaurito per l’evento più hot della stagione del Balletto della Scala: il debutto di Roberto Bolle, domani sera, sul tavolo rosso più famoso della danza, quello del «Boléro» di Maurice Béjart su cui sono saliti i divi di entrambi i sessi, da Maja Plissetskaja a Luciana Savignano e Sylvie Guillem, da Jorge Donn a Patrick Dupond. «Ho sempre desiderato danzarlo da quando vidi Donn nel film di Lelouch “Boléro, Les Uns et les Autres”», confessa Bolle, in scena anche il 13, 16, 20 e 23, biglietti esauriti anche per ciascuna replica. «È un capolavoro geniale nella sua semplicità. Salire su quel tavolo trasforma il protagonista in un’entità posseduta da una forza superiore, che sprigiona sensualità nel rito in crescendo di Maurice Ravel. Sono appena 15 minuti, ma speciali: mi hanno svelato una parte di me che non conoscevo, benché abbia già danzato l’eros in “Carmen” e “Le Jeune Homme” di Petit».
Un colpo grosso per il direttore del ballo Frédéric Olivieri essersi aggiudicato un titolo così corteggiato dalle compagnie del mondo: «È stata la prima coreografia che ho danzato al mio esordio con l’Opéra de Paris, alla presenza di Béjart», spiega. «Ho frequentato a lungo il suo mondo anche dopo la scomparsa di Maurice».
Non è l’unica sorpresa che Olivieri si prepara a estrarre dal cilindro: sono in arrivo, dopo i risultati nel concorso internazionale, le promozioni a «primi ballerini» per Virna Toppi, Martina Arduino e Timofej Andrijashenko, a «solisti» per Gioacchino Starace e Nicola Del Freo. Proprio i giovanissimi Arduino (21 anni), Toppi (26) e Starace (23) sono stati scelti come protagonisti del «Boléro» rispettivamente nelle recite del 13 e 27, del 25 marzo e 7 aprile, del 5 aprile, cui si affiancheranno le stelle del Béjart Ballet Lausanne: Elisabet Ros (il 29) e Julien Favreu (il 30).
Il gioiello di Béjart, creato nel ’61, si incastona nel trittico «Mahler 10/Petite Mort/ Boléro», in programma fino al 10 aprile. La prima di domani sarà dedicata alla memoria di Elisabetta Terabust, scomparsa il 5 febbraio scorso. Se «Petite Mort» è uno dei capolavori di Jirí Kylián sui concerti per pianoforte e orchestra di Mozart, «Mahler 10» è invece una creazione della coreografa canadese Aszure Barton sull’Adagio della Sinfonia n. 10 di Gustav Mahler.
«Sono venuta alla Scala un anno fa per conoscere i suoi danzatori», racconta l’autrice lanciata da Baryshnikov. «Subito è scattata l’intesa con Virna Toppi e Antonino Sutera. Da allora mi sono promessa di ascoltare l’Adagio quattro volte al giorno. La musica di Mahler è luce, speranza e buio, da cui è scaturita la materia in cui abbraccio il vissuto di alcuni ballerini: da ciò la forma circolare della coreografia che si modella sulla sagoma del palco della Scala». Agli interpreti ha chiesto di evocare, attraverso i gesti, 8 momenti significativi della propria vita: per Virna Toppi, la malattia materna, per Sutera, la nascita della figlia e la morte del nonno.
L’étoile «È un’opera geniale nella sua semplicità. Sono appena 15 minuti, ma speciali»