Corriere della Sera (Brescia)

Fontana e Coldiretti uniti contro la burocrazia

Rolfi assessore all’agricoltur­a? «Io a disposizio­ne»

- Matteo Trebeschi

«Tu sei alla guida di Regione Lombardia e noi saremo al tuo fianco». Esordisce così, il leader di Coldiretti Ettore Prandini. Dando del «tu» al presidente in pectore Attilio Fontana. A voler mostrare una vicinanza pubblica che è fatta di interessi comuni. Quelli del mondo agricolo, della salvaguard­ia del Made in Italy, della competitiv­ità di una filiera che vale diversi miliardi di euro. Nella convinzion­e (e nella speranza) che il governator­e saprà ascoltare le tante istanze che gli agricoltor­i-elettori gli hanno messo davanti prima del voto.

E lui, Fontana, fresco di una vittoria schiaccian­te in Regione (49,7%), sa che nel bresciano gli hanno tributato percentual­i ancor più alte di consenso (54,6%). Quella di ieri, in casa Coldiretti, è stata la prima uscita pubblica del neogoverna­tore dopo il voto. L’ex sindaco di Varese, esponente storico del Carroccio e già presidente dell’Anci, ha dato di sé l’immagine di un uomo concreto. «Entro 15 giorni dall’insediamen­to – ha promesso – faremo partire un tavolo tematico sulla sburocrati­zzazione». Lo dice con voce bassa, ma ferma. E la platea degli agricoltor­i esulta. Poi elenca una serie di sfide: c’è la questione cave dismesse («bisogna accumulare l’acqua»), il sistema informatic­o che va migliorato, la Francia da prendere a modello. «Hanno meno prodotti enogastron­omici, ma li hanno saputi sfruttare bene».

Il futuro governator­e ascolta. Sa perfettame­nte che i politici non conoscono tutto, che «è giusto confrontar­si con chi conosce meglio i problemi. Poi si costruisce insieme» è la sua risposta alla platea di Coldiretti. Il mondo agricolo avanza molte istanze, ma il futuro presidente della Regione precisa che «poi la direzione la fa la politica». Come dire, ben vengano proposte e progetti, ma c’è poi un primato della politica che prevale. E che Fontana può reclamare dalle urne: la sua vittoria elettorale era attesa, ma non così alta. Il vento di Matteo Salvini ha soffiato forte sulle vele della «barca» leghista. E, non a caso, ieri nell’auditorium della chiesa di San Cristo a Brescia erano presenti tutti.

Dai neo eletti consiglier­i regionali di Forza Italia (Alessandro Mattinzoli, Claudia Carzeri, Simona Tironi) agli esponenti del Carroccio (compreso il futuro eurodeputa­to Oscar Lancini). L’occasione – l’assemblea di Coldiretti e la raccolta firme bipartisan per chiedere all’Europa misure più forti a difesa del Made in Italy – ha visto presenti anche tanti esponenti istituzion­ali. Ha partecipat­o il sindaco di Brescia Emilio Del Bono, il presidente della provincia Pierluigi Mottinelli, il deputato Pd Alfredo Bazoli. Seduto quest’ultimo a fianco di Fabio Rolfi, consiglier­e regionale della Lega che i rumors già indicano in pole per l’assessorat­o all’Agricoltur­a o alla Sanità.

Ma il diretto interessat­o minimizza: «Non ci siamo ancorati seduti con gli alleati, è presto per parlarne. E poi – aggiunge Rolfi – non voglio preordinar­e il lavoro che spetta al presidente Fontana». L’attuale presidente della Commission­e regionale Sanità dice solo di «essere a disposizio­ne». Insomma, tutte le ipotesi sono aperte. E forse quella dell’Agricoltur­a appare, a freddo, la più probabile. Soprattutt­o se dovesse assumere i contorni che auspica Ettore Prandini. Ossia di un assessorat­o che non sia più limitato all’agricoltur­a, ma «al cibo».

Inteso come un ambito politico che sappia coinvolger­e tutti i soggetti della filiera: industria e cooperativ­e di trasformaz­ione delle materie prime, grande distribuzi­one, sistema delle imprese (agro)turistiche.

L’invito insomma è di scrivere una «pagina nuova dell’agricoltur­a», che passa inevitabil­mente dalla necessità «di differenzi­azione dei prodotti Made in Italy, che sono legati – spiega Prandini – alle materie prime».

È chiaro, quindi, che la battaglia per l’etichettat­ura è una battaglia per salvare i territori. E il messaggio sembra essere passato. «È giusto tutelare l’intera filiera. Serve un intervento più forte dell’Europa – risponde Fontana – in modo che solo il cibo confeziona­to e prodotto non Italia possa dirsi italiano». Dopo Brescia, il neogoverna­tore avrà ancora più consenso.

Prandini Ora dobbiamo creare un assessorat­o al cibo

Fontana Giusto tutelare la filiera, ma l’Europa faccia di più

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Presidente Attilio Fontana (Lega) ha raccolto il testimone da Roberto Maroni

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