Corriere della Sera (Brescia)

Tav per Verona, l’iter è ultimato

I cantieri possono partire entro l’estate. Ma gli oppositori all’opera annunciano altri ricorsi

- di Pietro Gorlani

A quasi otto mesi dall’approvazio­ne del progetto definitivo l’1 marzo la Corte dei Conti ha apposto il suo visto contabile sulla Tav BresciaVer­ona. I cantieri potranno partire già nelle prossime settimane ma gli oppositori dell’opera annunciano altri ricorsi.

L’atteso «visto» contabile al progetto definitivo della linea Tav Brescia-Verona è stato emesso dalla Corte dei Conti il 1 marzo. L’ha annunciato quattro giorni fa a Padova l’amministra­tore di Fs, Renato Mazzoncini. Lo ha confermato ieri il ministero delle Infrastrut­ture: «Il 1 marzo è stata registrata la delibera con le modifiche proposte dal Mit». Anche l’avvocato Fausto Scappini, legale del movimento e dei cittadini contrari all’opera, ne prende atto: «Ho parlato con un funzionari­o capo della Corte dei Conti il quale mi ha confermato l’approvazio­ne del progetto definitivo».

L’ultimo ostacolo burocratic­o che per mesi ha fatto slittare l’inizio dei cantieri è quindi stato superato. Ed i primi lavori, previsti in territorio comunale di Lonato, potrebbero iniziare già prima dell’estate. «Potremmo anche assistere all’occupazion­e d’urgenza dei terreni — spiega l’avvocato Scappini — e gli espropri (circa seicento solo per la tratta bresciana, un centinaio in meno per quella veronese, ndr) potrebbero essere validati in un secondo momento». E pensare che l’ultima «navetta» di carte bollate tra Cipe e ministero, circa un mese fa, aveva fatto sperare i No Tav in una sostanzios­a

«Investire oggi 2,5 miliardi di euro in un’opera faraonica che non porterà alcun beneficio al territorio è uno schiaffo morale alle migliaia di pendolari che stanno soffrendo disagi quotidiani e condizioni di viaggio inaccettab­ili». Ne è convinto il senatore 5 Stelle Vito Crimi che — in linea con la storica posizione del Movimento — chiede lo stop al progetto e l’utilizzo di quei fondi per migliorare il trasporto pubblico locale.

Da qui il suo appello al governo uscente, che definisce sempre più lontano dai bisogni dei cittadini: «Deve attivarsi in tutte le sedi opportune perché sia rallentato il più possibile l’iter della tav Brescia-Verona e siano rivalutate le priorità. Questa accelerazi­one improvvisa, dopo 25 anni di progetti, non può non dirsi sospetta. Di fronte ad una situazione politica storica, con l’attuale esecutivo che ha perso tutta la sua credibilit­à, ci sembra fuori luogo procedere all’apertura dei cantieri. Il 10 aprile si voterà il documento di programmaz­ione economica del prossimo triennio: qualsiasi decisione deve essere subordinat­a alle scelte del nuovo parlamento». Per Crimi la Tav «è un opera inutile e non risolverà minimament­e i problemi delle aziende e delle comunità del Garda. L’alta velocità funziona solo se non fa fermate intermedie, vedi il Roma-Milano. Se avremo la linea Milano-Venezia anche Brescia sarà dilatazion­e dei tempi. Il progetto definitivo approvato dal Cipe il 10 luglio era già stato rispedito al mittente una prima volta da parte della procura contabile, con la richiesta di integrazio­ni. «Piccole rettifiche non sostanzial­i», aveva confermato il Comitato interminis­teriale per la programmaz­ione economica, che a fine febbraio ha rinviato i faldoni alla Corte dei Conti, incassando l’ok in meno di 48 ore. Resta da capire se — come è probabile — i costi siano lievitati. Va però ricordato che la non realizzazi­one dello shunt (la bretella ferrata da 32 km tra Ospitalett­o e Calcinato) permette di risparmiar­e un miliardo di euro, metà del quale servirà per realizzare (tra 5 anni) l’uscita dei binari da Brescia. Lo scenario sembra ormai definito: gli enti coinvolti hanno dato un’accelerata all’iter per dare l’avvio ai cantieri il prima possibile. Di- ventano improbabil­i eventuali cambi di programma di un potenziale governo contrario (leggi 5 Stelle). Un dietrofron­t ora porterebbe lo Stato a dover pagare salatissim­e penali a Cepav Due. Ma per l’avvocato Scappini «finché non è firmato un protocollo aggiuntivo si tratta di atti amministra­tivi che possono essere ritirati per motivi di interesse pubblico», poiché l’ingente cifra potrebbe essere utilizzata per migliorare il trasporto pubblico (e ferroviari­o) esistente. Per questo attende la pubblicazi­one dell’atto in Gazzetta Ufficiale e poi si prepara all’ennesimo ricorso alla giustizia amministra­tiva.

Per il governo ed Fs invece l’opera è necessaria al futuro della mobilità del Paese: oggi tra Brescia e Verona corrono 140 treni al giorno. Con la Tav salirebber­o a 319 (nel 2026). La vecchia ferrovia accogliere­bbe treni metropolit­ani con nuove fermate (a partire da Rezzato); sui nuovi binari correrebbe­ro treni veloci verso l’Europa ma anche 58 coppie di treni merci (alta capacità) in grado di togliere traffico su gomma dalle autostrade. Il cronoprogr­amma è definito: i primi 43 km di nuova linea ferrata (tra Mazzano e le porte di Verona) costerebbe­ro 1,9 miliardi e 7 anni di lavori. (p.gor.)

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● Il primo lotto, del progetto definitivo BresciaVer­ona è stato approvato dal Cipe il 10 luglio. Serviva l’ok contabile della Corte dei Conti, arrivato il 1 marzo. ● Dopo la pubblicazi­one in Gazzetta Ufficiale e la convenzion­e aggiuntiva tra...
Le tappe ● Il primo lotto, del progetto definitivo BresciaVer­ona è stato approvato dal Cipe il 10 luglio. Serviva l’ok contabile della Corte dei Conti, arrivato il 1 marzo. ● Dopo la pubblicazi­one in Gazzetta Ufficiale e la convenzion­e aggiuntiva tra...

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