Tav per Verona, l’iter è ultimato
I cantieri possono partire entro l’estate. Ma gli oppositori all’opera annunciano altri ricorsi
A quasi otto mesi dall’approvazione del progetto definitivo l’1 marzo la Corte dei Conti ha apposto il suo visto contabile sulla Tav BresciaVerona. I cantieri potranno partire già nelle prossime settimane ma gli oppositori dell’opera annunciano altri ricorsi.
L’atteso «visto» contabile al progetto definitivo della linea Tav Brescia-Verona è stato emesso dalla Corte dei Conti il 1 marzo. L’ha annunciato quattro giorni fa a Padova l’amministratore di Fs, Renato Mazzoncini. Lo ha confermato ieri il ministero delle Infrastrutture: «Il 1 marzo è stata registrata la delibera con le modifiche proposte dal Mit». Anche l’avvocato Fausto Scappini, legale del movimento e dei cittadini contrari all’opera, ne prende atto: «Ho parlato con un funzionario capo della Corte dei Conti il quale mi ha confermato l’approvazione del progetto definitivo».
L’ultimo ostacolo burocratico che per mesi ha fatto slittare l’inizio dei cantieri è quindi stato superato. Ed i primi lavori, previsti in territorio comunale di Lonato, potrebbero iniziare già prima dell’estate. «Potremmo anche assistere all’occupazione d’urgenza dei terreni — spiega l’avvocato Scappini — e gli espropri (circa seicento solo per la tratta bresciana, un centinaio in meno per quella veronese, ndr) potrebbero essere validati in un secondo momento». E pensare che l’ultima «navetta» di carte bollate tra Cipe e ministero, circa un mese fa, aveva fatto sperare i No Tav in una sostanziosa
«Investire oggi 2,5 miliardi di euro in un’opera faraonica che non porterà alcun beneficio al territorio è uno schiaffo morale alle migliaia di pendolari che stanno soffrendo disagi quotidiani e condizioni di viaggio inaccettabili». Ne è convinto il senatore 5 Stelle Vito Crimi che — in linea con la storica posizione del Movimento — chiede lo stop al progetto e l’utilizzo di quei fondi per migliorare il trasporto pubblico locale.
Da qui il suo appello al governo uscente, che definisce sempre più lontano dai bisogni dei cittadini: «Deve attivarsi in tutte le sedi opportune perché sia rallentato il più possibile l’iter della tav Brescia-Verona e siano rivalutate le priorità. Questa accelerazione improvvisa, dopo 25 anni di progetti, non può non dirsi sospetta. Di fronte ad una situazione politica storica, con l’attuale esecutivo che ha perso tutta la sua credibilità, ci sembra fuori luogo procedere all’apertura dei cantieri. Il 10 aprile si voterà il documento di programmazione economica del prossimo triennio: qualsiasi decisione deve essere subordinata alle scelte del nuovo parlamento». Per Crimi la Tav «è un opera inutile e non risolverà minimamente i problemi delle aziende e delle comunità del Garda. L’alta velocità funziona solo se non fa fermate intermedie, vedi il Roma-Milano. Se avremo la linea Milano-Venezia anche Brescia sarà dilatazione dei tempi. Il progetto definitivo approvato dal Cipe il 10 luglio era già stato rispedito al mittente una prima volta da parte della procura contabile, con la richiesta di integrazioni. «Piccole rettifiche non sostanziali», aveva confermato il Comitato interministeriale per la programmazione economica, che a fine febbraio ha rinviato i faldoni alla Corte dei Conti, incassando l’ok in meno di 48 ore. Resta da capire se — come è probabile — i costi siano lievitati. Va però ricordato che la non realizzazione dello shunt (la bretella ferrata da 32 km tra Ospitaletto e Calcinato) permette di risparmiare un miliardo di euro, metà del quale servirà per realizzare (tra 5 anni) l’uscita dei binari da Brescia. Lo scenario sembra ormai definito: gli enti coinvolti hanno dato un’accelerata all’iter per dare l’avvio ai cantieri il prima possibile. Di- ventano improbabili eventuali cambi di programma di un potenziale governo contrario (leggi 5 Stelle). Un dietrofront ora porterebbe lo Stato a dover pagare salatissime penali a Cepav Due. Ma per l’avvocato Scappini «finché non è firmato un protocollo aggiuntivo si tratta di atti amministrativi che possono essere ritirati per motivi di interesse pubblico», poiché l’ingente cifra potrebbe essere utilizzata per migliorare il trasporto pubblico (e ferroviario) esistente. Per questo attende la pubblicazione dell’atto in Gazzetta Ufficiale e poi si prepara all’ennesimo ricorso alla giustizia amministrativa.
Per il governo ed Fs invece l’opera è necessaria al futuro della mobilità del Paese: oggi tra Brescia e Verona corrono 140 treni al giorno. Con la Tav salirebbero a 319 (nel 2026). La vecchia ferrovia accoglierebbe treni metropolitani con nuove fermate (a partire da Rezzato); sui nuovi binari correrebbero treni veloci verso l’Europa ma anche 58 coppie di treni merci (alta capacità) in grado di togliere traffico su gomma dalle autostrade. Il cronoprogramma è definito: i primi 43 km di nuova linea ferrata (tra Mazzano e le porte di Verona) costerebbero 1,9 miliardi e 7 anni di lavori. (p.gor.)