I cento volti del teatro di Patrizia Zappa Mulas
Ètornata a Brescia dove per molti anni è stata attrice nel teatro di impegno del Ctb. Sul palcoscenico lucido del Grande, una di queste sere, ha ricordato Renato Borsoni, che le fu mentore e amico, e che la mandò in scena per la prima volta a sedici anni. Il bel viso inciso, i capelli fulvi di una ribelle di natura, la voce tonale coltivata per modulare donne immortali, Patrizia Zappa Mulas, affettuosamente Patty, ha letto le parole intense di una lettera indirizzata a Renato, per capire meglio, per assaporare un volto, per ricordare che Borsoni ha creato «qualcosa che rimane: un teatro, una città, un reticolo di stima e affetti». Patty, che oggi vive a Roma, adesso alterna al teatro, la scrittura. Fra poco uscirà il suo ennesimo testo , una prosa che attinge alla misura alta della letteratura teatrale che l’ha forgiata. È stata Elettra, Ofelia, Antigone, Medea, Giocasta e, proprio a Brescia, la sola Caterinetta, (von Kleist), del teatro italiano. Per noi, la sola Ermengarda. Per tre anni interpretò fra Santa Giulia e dintorni la principessa figlia di Desiderio che lì morì «sparse le trecce morbide», una icona che i bresciani ancora non hanno ancora saputo immettere, come fecero Patty e Renato, nell’immaginario della città.