La mappa del maestro
Sullo spartito della sua «Sonnambula» i nomi degli orchestrali e le città in cui vennero coinvolti
Antonio Bazzini (Brescia, 1818 – Milano, 1897) è una figura assolutamente leggendaria: per la fama di violinista strepitoso noto in tutta Europa, per l’apporto creativo e professionale alla musica strumentale italiana nel periodo forse della sua massima decadenza, per l’impegno profuso a favore degli erigendi conservatori di musica e delle prime società concertistiche italiane.
Autore di molta musica e assai più di quanta non se ne sia a effettiva conoscenza — cosa che ulteriormente avvalla l’aura leggendaria — tra tanti trionfi ebbe un tonfo, lo sfavore di pubblico e critica all’indomani della prima scaligera della Turanda, suo unico tentativo di esprimersi anche nel teatro musicale.
In tale intrico di vita intensamente vissuta, mai completamente sviscerato sino in fondo, è legittimo il chiedersi quanto vi sia di corrispondente al vero e quanto invece di leggenda appunto, romantica in senso lato. Il bicentenario che si apre proprio oggi (Bazzini nacque l’11 marzo del 1818) è auspicabile possa fi- nalmente svelare la leggenda e rivelare, invece, la persona, il musicista integrale quale egli fu per lungimiranza e intelligenza creativa.
Da tempo il Conservatorio di Brescia sta elaborando un progetto importante e in questi ultimi mesi di approfondimento e ricerca del materiale musicale più significativo e più idoneo a onorarlo nel migliore dei modi, si è ritrovato nella Biblioteca musicale Franchi un manoscritto della sua op.19, il celebre Souvenir de la Sonnambula. Grande fantaisie pour Violon avec accompagnement d’Orchestre, dédiée à Frédéric Guillaume IV roi de France.
Pubblicato prima a Parigi da Richault e successivamente a Milano da Ricordi nel 1848 nelle due versioni — con accompagnamento di orchestra o di pianoforte — è certamente una delle composizioni che più eseguì negli anni delle sue lunghe tournée.
Non si tratta perciò di un inedito, il manoscritto in questione forse è autografo, ma anche se non lo fosse la rilevanza del ritrovamento non muterebbe. L’interesse infatti risiede nel fatto assai particolare che sulle varie parti degli strumenti coinvolti — cioè facenti parte dell’organico orchestrale — sono riportati i nomi delle città, i nomi dei teatri nonché i nomi di quegli strumentisti che si avvicendarono nelle varie esecuzioni. Insieme all’opera musicale emerge perciò una sorta di cartina geografica dell’Europa musicale del tempo sulla quale davvero varrebbe la pena indagare, per suggellare non soltanto l’inesauribile stratificazione di cultura condivisa e comunitaria alla quale tutti siamo debitori, ma anche per proiettarne e compararne gli esiti con il giorno d’oggi, nel nostro attuale mondo globalizzato.
Potrebbe essere l’occasione per una tesi di laurea interdisciplinare, fra musica, storia e geografia politica. Non erano certo anni pacifici e facili e nemmeno molto facile era viaggiare. Chissà quali erano gli stipendi o i compensi per gli strumentisti di queste orchestre per la maggior parte ancora formate, soprattutto in Italia, per metà da dilettanti e per metà da professionisti. E soprattutto interessante sarebbe decifrarne i nomi, ripercorrerne le storie di vita, di vita musicale. Capire e ricostruire i loro ruoli, venire a conoscere la preparazione e il livello di professionalità musicale.
«Amico carissimo — scrive il Bazzini a Gaetano Franchi il 10 maggio 1870 — sono stanco assai perché anche ieri sera dovetti ripetere metà della Sonnambula…il programma va bene come l’ho dato. ….. Se potessi suonare la Sonnambula con l’orchestra farebbe più effetto. Già con una prova andrà benissimo».
Dunque davvero buon anniversario, caro Maestro.
Ebbe una fama leggendaria, fu conosciuto come violinista strepitoso in tutta Europa. Un solo flop con la «Turanda»