Il futuro dei quartiere infiamma il consiglio
Maggioranza e opposizione si danno battaglia sul ruolo ed il futuro dei 33 consigli di quartiere. L’obiettivo di coinvolgerli maggiormente è bipartisan. Ma per il centrodestra così come sono «non funzionano» e propone di ridurli a nove, mentre la maggioranza studia la destinazione di una parte di bilancio di previsione per scelte «condivise».
Prove tecniche di campagna elettorale ieri in un degli ultimi consigli comunali prima dell’appuntamento amministrativo di maggio. Maggioranza e opposizione si uniscono nel minuto di silenzio in omaggio ai senatori Prandini e Torri e all’imprenditore Soffiantini. Poi si danno battaglia sul ruolo ed il futuro dei 33 consigli di quartiere. L’obiettivo di coinvolgerli maggiormente nelle scelte decisionali dell’amministrazione è bipartisan. I modi su come arrivarci, no. Per il centrodestra così come sono «non funzionano» e propone di accorparli, riducendoli a nove circoscrizioni, dando però loro più strumenti (sedi e magari un telefono), più peso amministrativo, coinvolgendo i presidenti (pur senza diritto di voto) in commissioni e consigli comunali.
«Richieste surreali» replica il sindaco Del Bono, che ricorda come fu la legge Calderoli ad abolire il decentramento amministrativo delle circoscrizioni comunali per quelle città sotto i 250 mila abitanti. E rivendica quanto fatto a Brescia: «è uno strumento partecipativo ottimale» che va «certo potenziato» ma escludendo accorpamenti. «Fino ad oggi si sono tenute 661 riunioni dalle quali sono arrivate 2487 segnalazioni al Comune, di cui solo 47 non sono state prese in carico — ricorda l’assessore competente, Marco Fenaroli —. Li abbiamo coinvolti su tutte le scelte importanti dell’amministrazione: dalla raccolta differenziata al ridisegno dei servizi sociali, passando per la mobilità». E nega che ci siano problemi politici tra i 47 dimissionari: «le dimissioni sono arrivate per motivi familiari o lavorativi». Non la pensano così Francesco Puccio di X Brescia Civica («la descrizione da libro Cuore non corrisponde alla realtà»). Duri anche i forzisti Giorgio Maione («si è perso l’obiettivo di vicinanza al cittadino, devono poter tornare a fare mozioni e interrogazioni»), Mattia Margaroli («giusto che ci siano più liste e non una sola per l’elezione dei consiglieri, e un sistema democratico diviso per partiti») e Paola Vilardi. Anche Massimo Tacconi (Lega) propone «più liste in competizione», la riduzione del numero a nove circoscrizioni e un modo per poterli coinvolgerli di più nelle spese pensate sul loro territorio. Il capogruppo Pd Fabio Capra apre alle modifiche al regolamento: «l’esperienza va ripetuta e corretta nella prossima consigliatura» (mentre Francesco Onofri auspicava una revisione già in questi mesi). La pentastellata Laura Gamba ricorda che «ci sono delle modalità per coinvolgerli maggiormente nel bilancio partecipativo». Un punto su cui il sindaco promette novità: «Troveremo un modo per destinare una parte del bilancio di previsione a scelte condivise con i quartieri». Ma sul loro numero è categorico: «non ci siamo inventati noi il numero di 33, fanno parte della cultura e della storia della città. Dimezzarli vuole dire ucciderli, tanto varrebbe abolirli». Ora la giunta ha intenzione di non far decadere i consigli con le prossime elezioni ma di prorogarli fino a novembre. (p.gor.)