Quella rapina finita nel sangue: Brescia ricorda «Mimmo»
LA CERIMONIA A TRENT’ANNI DALLA TRAGEDIA La targa nella via della sparatoria. Il sindaco: sia da monito per tutti noi
Una targa in via Gramsci, là dove i rapinatori gli scagliarono contro cinque proiettili. E l’intitolazione dell’aula magna in questura. Così Brescia rende omaggio all’agente Domenico Prosperi, morto il 19 febbraio di 30 anni fa.
Una signora distinta con la busta del pane in mano rallenta il passo. Si ferma. «Mi scusi, cosa stanno celebrando?». «L’intitolazione di una targa a un poliziotto che qui fu ucciso 30 anni fa durante una sparatoria». «Certo, me lo ricordo. Un bellissimo gesto». Si fermerà anche lei, alla commemorazione. Via Gramsci, poco più in là del civico 19 dove un tempo aveva sede la Banca popolare lombarda, oggi c’è un monumento per Domenico Prosperi, agente (originario di Artena, Roma) della sezione antirapina della squadra Mobile, morto a 33 anni per embolia il 19 febbraio 1988 a seguito dei cinque proiettili che un commando di rapinatori gli scaricò addosso undici giorni prima.
Che questo monumento «sia da monito per ogni cittadino che in questa via passerà», dice il sindaco, Emilio Del Bono, che ringrazia «le forze dell’ordine per il duro lavoro oscuro a tutela della sicurezza»: «Dedicarlo a chi ha perso la vita in nome del suo coraggio per gli altri serva a ridare fiducia alla nostra comunità restituendole rinnovata vita». E proprio questo «pezzo di nuova vita» è un gesto che il Capo della polizia Franco Gabrielli, in città, per l’occasione, definisce «straordinariamente bello e commovente affinché il nostro Mimmo non sia dimenticato». L’abbraccio (anche fisico) va ai suoi familiari: «Ci stringiamo a loro per ricordare il senso di altruismo e abnegazione di questo grande uomo di Stato. La nostra vera mission è servire: solo così diamo un senso alle nostre azioni. E quando si traduce nella perdita della vita, allora deve servire di lezione per tutti, anche quando sembra di non fare mai abbastanza: perché Mimmo e tutti gli altri non ci hanno indicato solo la strada, ma anche il modo in cui percorrerla».
La targa si scopre e scrocia l’applauso. Anche da chi guarda dal balcone di casa. Marco e Filomena, i fratelli di Mimmo, sono commossi. «È una grande emozione, non ce l’aspettavamo, davvero. E siamo felici che Brescia lo ricordi ancora dopo tanti anni, è un gesto bellissimo. Per noi e la mamma fu un colpo durissimo. Mimmo era un chiacchierone, che adorava il suo lavoro e che fin da piccolo si capiva avrebbe difeso i più deboli». Silenzio. «E poi ci ha fatto molto piacere conoscere Angela..». Che di cognome fa Natali: all’epoca aveva 23 anni ed era in pattuglia con Domenico Prosperi. Fu lui a ordinarle di entrare in banca per controllare la situazione: sapeva che il pericolo era fuori. E che così le avrebbe salvato la vita. «Ma non lo compresi subito», ricorda lei, con gli occhi lucidi. Che in questura, per l’intitolazione anche del- l’aula magna — voluta dal questore Vincenzo Ciarambino («affinché accompagni tutti noi») — a Domenico, legge (emozionatissima) una lettera che gli scrisse dieci anni fa. A lui, «il mio angelo custode che ancora mi piace pensare mi protegga».