Le ossessioni creative di Alan Pauls tra Hitchcock e Borges
Lo scrittore ospite di «Voci dal Sur»
Ai ritmi del tango, affiancare pagine, è così che «Voci dal Sur», rassegna dedicata all’Argentina organizzata dall’editore Sur al Teatro Parenti (via Pier Lombardo 14, ingr. € 3,50) ospita fino a domenica i suoi autori. Se oggi alle ore 18.30 il disegnatore Jose Muñoz incontra Goffredo Fofi, gli scrittori Federico Falco e Andrés Neuman si raccontano sabato 17 alle 18, mentre Alan Pauls ha due appuntamenti: domani alle 18 con Jacopo Cirillo su «Il fattore Borges», e domenica alle 11.30 con Giorgio Vasta sulla «Trilogia della perdita», tre romanzi intessuti di ossessioni.
Nel suo «esperimento di lettura» che cos’ha scoperto di Borges?
«Ha saputo unire due materiali che la letteratura di solito separa: le idee e la passione, scrivendo della passione per le idee. I suoi personaggi uccidono per un libro, non si chiudono in biblioteca per leggerlo».
Come ha scelto la chiave della perdita per raccontare i difficili anni Settanta in Argentina?
«Sono partito dai tre elementi e ho poi capito che avevano in comune il fatto che si perdono facilmente: una lacrima scorre, i capelli cadono, il denaro si spende. È anche una perdita metaforica, di un’opportunità storica come la Rivoluzione, ma concreta, per gli amici morti».
Come mai l’ossessione ri- corre nella sua opera?
«Mi interessa la sua logica, crea un’epica silenziosa e folle che nasce dalla sproporzione tra la sostanza dell’ossessione e gli atti che si possono compiere per soddisfarla».
Lei si è definito «uno scrittore hitchcockiano».
«Hitchcock è un perverso sublime, come Buñuel, in cui un dettaglio assorbe e distrugge l’apparente serenità. È “il perturbante” di Freud e ci torno in ogni romanzo».