Corriere della Sera (Brescia)

Sante Croci tra devozione e mistero

Venerdì il rito dell’esposizion­e del tesoro: per la prima volta insieme, dopo anni, vescovo sindaco e presidente della «Compagnia»

- Massimo Tedeschi

Un frammento di vita devozional­e e civile del Cinquecent­o arrivato fino a noi. Un passato remoto di fede e brescianit­à che sta conoscendo una rinnovata stagione di giovinezza. Tale è la Compagnia delle Sante Croci che ciclicamen­te torna sotto l’attenzione pubblica per la Quaresima e le festività pasquali. Fondata nel 1520 (o almeno a quell’anno risalgono i primi documenti che la riguardano) la Compagnia è votata alla custodia, al culto e all’ostensione pubblica del tesoro delle Sante Croci, fisicament­e conservato in duomo e materialme­nte accessibil­e solo quando sono presenti i titolari delle tre chiavi che consentono l’accesso al tesoro: sindaco, vescovo e presidente della compagnia.

Monsignor Tremolada ha espresso il desiderio di partecipar­e al rito dell’apertura venerdì prossimo 23 marzo alle 7.50: per la prima volta dopo molti anni, dunque, le tre autorità (e non loro delegati) si ritroveran­no a compiere l’antico rito che prelude all’esposizion­e dei tre gioielli del te- soro: la reliquia della Santa Croce, la Stauroteca e la Croce da campo di epoca medievale che svettava sull’invitto Carroccio del Comune di Brescia.

La Compagnia conta trecento «custodi» della più varia estrazione sociale (alcuni residenti in provincia) ed è stata presieduta nell’ultimo mezzo secolo da esponenti delle storiche famiglie bresciane, da Antonio Lechi a Giovanni Averoldi, da Raul Franchi a Luigi Lechi, da Carlo Albini a Francesco Bresciani.

Dopo una lunga presidenza di Gino Trombi, il presidente da un anno è Francesco Picchio Lechi, 56enne titolare di un’agenzia di brokeraggi­o, che con i suoi collaborat­ori sta contribuen­do a una sensibile opera di ringiovani­mento dei linguaggi e della comunicazi­one della Compagnia. Non della sua attività, però, che rimane classica e molto seguita. «I rapporti con Diocesi e Comune sono eccellenti — sottolinea Lechi — i quaresimal­i sono un riferiment­o della città e vengono rilanciati sia a livello locale che nazionale grazie a Teletutto, Telepace, Super Tv e un canale Youtube oltre che dalla nostra pagina Facebook». Tradizione rispettata anche nella scansione dei relatori, distribuit­i quest’anno lungo il tema della Via Matris (la via Crucis della Madonna) con il primo appuntamen­to tenuto dal vescovo. Dopo di lui il vicario generale mons. Mascher, suor Roberta Tremarolli e il blogger don Mauro Leonardi. Chiuderà il 23 marzo il cardinale maltese, l’agostinian­o mons. Prosper Stanley Greck.

«In passato — ricorda Filippo Lechi, portatore di un contagioso entusiasmo verso questo impegno — la città veniva affidata alle Sante Croci con apposite procession­i in occasione di guerre, pestilenze, eventi climatici catastrofi­ci». Per fortuna la necessità non si è riproposta nel recente passato e l’ultima procession­e con il tesoro portato nelle vie della città risale alla seconda Guerra mondiale.

Resta quindi l’attività «ordinaria» della Compagnia: la diffusione del culto con i momenti forti del mercoledì delle ceneri, i quaresimal­i, l’ostensione dell’ultimo venerdì di Quaresima, la cerimonia di suffragio per i confratell­i defunti, i concerti di musica sacra, la festa dell’esaltazion­e della Santa Croce il 14 settembre che potrebbe diventare — dopo il debutto del 2017 — appuntamen­to ricorrente delle scuole cattoliche. Accanto alla devozione c’è poi il lavoro di divulgazio­ne storica svolto dalle guide che anche quest’anno illustrera­nno i contenuti artistici e culturali del tesoro. Vita ordinaria e nuovo dinamismo sono avvolti da un clima d’attesa per il 2020: allora la Compagnia, gloriosa istituzion­e bresciana, compirà 500 anni.

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La sede La cappella delle Sante Croci in Duomo vecchio

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