Corriere della Sera (Brescia)

SE LA POLITICA SI ALLONTANA

- Di Massimo Tedeschi

Accanto al barometro sulle previsioni del governo nazionale, al toto-nomi per i presidenti delle Camere, all’algebra applicata agli emicicli parlamenta­ri, sarebbe utile introdurre sulla scena pubblica altri valori misurabili. Ad esempio la distanza fra Paese reale e scenari politici. Tanto più se per applicare questo parametro si scegliesse come osservator­io Brescia: periferia politica ed epicentro economico, loggione scettico del teatro post-elettorale e cuore pulsante della ripresa. In provincia l’export ha sfondato gagliardam­ente quota 15 miliardi di euro (meglio dell’intero Pil dell’Albania) e la disoccupaz­ione è scesa a un fisiologic­o 6,2 per cento. Cova negli attori economici la sensazione che in fondo si possa fare a meno della politica, o forse del governo stesso (è accaduto in Olanda per 225 giorni, in Germania per cinque mesi). Questo il sentiment che inizia a circolare. Accanto a qualche osservazio­ne che, giungendo dalla periferia, difficilme­nte troverà ascolto. Primo: per l’elezione dei presidenti delle Camere servirebbe un chiariment­o metodologi­co. Nella prima Repubblica usava assegnare all’opposizion­e la presidenza di Montecitor­io. Con la seconda Repubblica e sistemi elettorali più o meno maggiorita­ri, chi vince piglia tutto: ricordate le accoppiate Pivetti -Scognamigl­io, Violante-Marino, Casini-Pera, Bertinotti-Marini, Fini-Schifani, Boldrini-Grasso? In ogni caso, prima di decidere, bisognereb­be sapere chi è maggioranz­a e chi opposizion­e. Secondo: diffidare di chi promette di cambiare in quattro e quattr’otto la legge elettorale: il Rosatellum è stato approvato da Pd, Forza Italia, Lega e alfaniani. Perché dovrebbero cambiare? Terzo: tutti ragionano come se ci fosse un sistema elettorale maggiorita­rio, ma non è così. L’elezione diretta del premier non è prevista nè dalla Costituzio­ne nè dal sistema elettorale: è un’invenzione propagandi­stica. Finita la propaganda, è inutile gridare «tocca a me». La sfida è trovare alleati. E nel proporzion­ale anche partiti piccoli possono diventare baricentro. I partiti ideologici del passato arrivarono a costruzion­i audaci: il Pci proprio 40 anni fa appoggiò un governo della Dc senza ottenere la socializza­zione dei mezzi di produzione che aveva come stella polare. L’impression­e è che i partiti post-ideologici e personalis­tici di oggi siano molto più rigidi, legnosi e al limite inservibil­i rispetto a quelli del passato. Forse una riforma della politica dovrebbe partire da qui. Da questa constatazi­one.

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