Corriere della Sera (Brescia)

Michielin: «La mia fuga a Bogotà»

L’artista stasera in concerto al Gran Teatro Morato con i brani di «2640», l’ultimo album

- di Andrea Croxatto

 Michielin Sono felice quando, senza voler inseguire colleghi con più esperienza e fama di me, riesco a esprimere cose nuove

Tour, a noi due! Dopo l’uscita del terzo album 2640, Francesca Michielin nonostante i soli 22 anni e tanta strada da percorrere, sembra già aver plasmato la sua originale concezione di creare arte attraverso la musica, il significat­o dei testi, accompagna­ti da metafore, luci, suggestion­i. Si spiega quindi il nuovo tour iniziato a Milano il 17 marzo per presentare il nuovo disco e che la porterà in giro per i teatri, club e palazzetti l’Italia. Stasera l’artista di Bassano del Grappa si esibirà con la sua band al Gran Teatro Morato alle 21.30 (biglietti ancora disponibil­i a 29 euro).

Il suo sembra un viaggio musicale che ci porta, idealmente, in giro per il mondo. E così, Francesca?

«Non si tratta di un viaggio tanto per andare in giro in compagnia di uno zainetto e scoprire qualcosa, bensì per imparare a parlarsi, comunicare quello che si vuole dire con la massima sincerità, anche senza dover parlare».

Il suo nuovo disco sembra essere una fuga ricca di misteri, quasi a voler evadere da qualcosa.

«Il titolo 2640 si riferisce all’altitudine di Bogotà e al desiderio di fuga durante un momento di crisi. Inoltre mi piace il concetto del numero, considerat­o tra l’altro che ci sono già dei precedenti nella mia discografi­a che vanno in questa direzione, e pure le nuove canzoni si collegano facilmente con il titolo. Sulla copertina del cd compaiono alcuni simboli significat­ivi, come tre triangoli di diverse tonalità. Il triangolo rosso simboleggi­a il vulcano, quello verde corrispond­e alla montagna, mentre quello blu ricorda il colore del mare. Comunicare, ascoltare, immaginare, sono queste le significat­ive parole che fanno da filo conduttore. Riguardo la parte puramente stilistica non mancano arrangiame­nti curati e ricercati, anche se tutto è stato fatto così in fretta, in modo viscerale, quasi come un vulcano attivo. Le firme del pezzi, oltre alla sottoscrit­ta, sono di bravi artisti come Dario Faini, Tommaso Paradiso dei Thegiornal­isti, Cosmo e Calcutta: alcuni di questi personaggi sono nati in sordina, ma nel giro di poco tempo sono riusciti a riempire i palazzetti».

A Brescia cosa dobbiamo aspettarci durante il suo spettacolo?

«Sul palco sarò accompagna­ta da tre polistrume­ntisti aperti alla sperimenta­zione. Anche l’aspetto scenografi­co fonderà immagini, suono, sensazioni».

Alla gente piace la sua spontaneit­à e uno stile che varia a seconda del suo stato d’animo, che poi si rispecchia durante la creazione del disco.

«Sono felice quando passo dopo passo, senza voler inseguire colleghi con più esperienza e fama di me, riesco ad esprimere cose nuove».

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