Michielin: «La mia fuga a Bogotà»
L’artista stasera in concerto al Gran Teatro Morato con i brani di «2640», l’ultimo album
Michielin Sono felice quando, senza voler inseguire colleghi con più esperienza e fama di me, riesco a esprimere cose nuove
Tour, a noi due! Dopo l’uscita del terzo album 2640, Francesca Michielin nonostante i soli 22 anni e tanta strada da percorrere, sembra già aver plasmato la sua originale concezione di creare arte attraverso la musica, il significato dei testi, accompagnati da metafore, luci, suggestioni. Si spiega quindi il nuovo tour iniziato a Milano il 17 marzo per presentare il nuovo disco e che la porterà in giro per i teatri, club e palazzetti l’Italia. Stasera l’artista di Bassano del Grappa si esibirà con la sua band al Gran Teatro Morato alle 21.30 (biglietti ancora disponibili a 29 euro).
Il suo sembra un viaggio musicale che ci porta, idealmente, in giro per il mondo. E così, Francesca?
«Non si tratta di un viaggio tanto per andare in giro in compagnia di uno zainetto e scoprire qualcosa, bensì per imparare a parlarsi, comunicare quello che si vuole dire con la massima sincerità, anche senza dover parlare».
Il suo nuovo disco sembra essere una fuga ricca di misteri, quasi a voler evadere da qualcosa.
«Il titolo 2640 si riferisce all’altitudine di Bogotà e al desiderio di fuga durante un momento di crisi. Inoltre mi piace il concetto del numero, considerato tra l’altro che ci sono già dei precedenti nella mia discografia che vanno in questa direzione, e pure le nuove canzoni si collegano facilmente con il titolo. Sulla copertina del cd compaiono alcuni simboli significativi, come tre triangoli di diverse tonalità. Il triangolo rosso simboleggia il vulcano, quello verde corrisponde alla montagna, mentre quello blu ricorda il colore del mare. Comunicare, ascoltare, immaginare, sono queste le significative parole che fanno da filo conduttore. Riguardo la parte puramente stilistica non mancano arrangiamenti curati e ricercati, anche se tutto è stato fatto così in fretta, in modo viscerale, quasi come un vulcano attivo. Le firme del pezzi, oltre alla sottoscritta, sono di bravi artisti come Dario Faini, Tommaso Paradiso dei Thegiornalisti, Cosmo e Calcutta: alcuni di questi personaggi sono nati in sordina, ma nel giro di poco tempo sono riusciti a riempire i palazzetti».
A Brescia cosa dobbiamo aspettarci durante il suo spettacolo?
«Sul palco sarò accompagnata da tre polistrumentisti aperti alla sperimentazione. Anche l’aspetto scenografico fonderà immagini, suono, sensazioni».
Alla gente piace la sua spontaneità e uno stile che varia a seconda del suo stato d’animo, che poi si rispecchia durante la creazione del disco.
«Sono felice quando passo dopo passo, senza voler inseguire colleghi con più esperienza e fama di me, riesco ad esprimere cose nuove».