Il fascino discreto della geometria di Renko, l’ultimo dei cinetici
Scritture provvisorie, geometrie che fagocitano lo spazio, forme che infrangono ogni solennità: basta guardarle di sbieco per provocare un mutamento. L’uomo dell’ultima avanguardia Sandi Renko osa con linee di colore, quadrati e cerchi, solidi chiusi e metalli fresati da cui emergono figure precarie, fugaci, in movimento perenne. Da Colossi Arte (corsia del Gambero) l’artista italosloveno da sempre ispirato da Alberto Biasi e dal Gruppo N, illude l’occhio con «Il fascino discreto della geometria» (fino al 10 maggio): una trentina di opere che rendono ambigua l’esperienza percettiva dello spettatore, confondendolo.
Le sue sono sculture inafferrabili, moti senza direzioni, griglie geometriche e reticolati di nastri cui viene impresso un ritmo oscuro capace di far sprofondare l’opera nello spazio. L’occhio di chi osserva è parte fondamentale del lavoro di Renko, tra i pochi sopravvissuti del movimento cinetico. Il rigore infuso ai suoi intrecci geometrici serve per provocare un’ instabilità visiva perfettamente calcolata.E alla fine l’evanescenza di un unico punto di vista, il rincorrersi delle forme e la loro presenza così sicura e nello stesso tempo incerta, sono poetici proprio come le opere di quello che è stato un maestro e amico di Renko: Bruno Munari, l’uomo che è riuscito a far diventare visione persino la geometria. Tra i lavori esposti da Colossi Arte anche Passe-partout, il tavolino da caffè con una forma cubica e un piano in cui emergono tre figure: è un inedito creato esclusivamente per la sua mostra bresciana.