Il procuratore rientra, preso complice del figlio
Il procuratore di Brescia è tornato al lavoro dopo un periodo di ferie per stare vicino al figlio arrestato per una rapina a Zogno. Nel frattempo è stato arrestato il terzo uomo della banda, ritenuto responsabile di un colpo a Manerbio.
L’aveva annunciato: «Rientrerò dopo Pasqua». E così è stato. Ieri mattina il procuratore capo Tommaso Buonanno è tornato alla scrivania del suo ufficio al quarto piano del Palagiustizia, dopo un periodo di ferie lungo quasi due mesi. Una decisione, quella di staccare dal lavoro per alcune settimane, presa a seguito dell’arresto del figlio Gianmarco, 32 anni, finito in carcere perché coinvolto in una rapina a mano armata messa a segno al supermercato Conad di Zogno la sera del 31 gennaio scorso. Lui, avvocato al fianco, si costituì in procura a Bergamo il pomeriggio successivo: era venuto a conoscenza dell’arresto di uno complice, Gianluigi Mazzocchi, 49 anni, di casa a Seriate. Sapeva che non l’avrebbe fatta franca. Ma nemmeno la consapevolezza di uno sbaglio («Avevo bisogno di soldi, ho sbagliato e l’ho capito» disse al gip e agli inquirenti spiegando di non voler pesare sulla famiglia) o la piena disponibilità a indossare un braccialetto elettrico che ne monitorasse ogni movimento gli sono bastati per ottenere gli arresti domiciliari al posto del carcere. Usava ancora la vecchia Lancia Y rimasta intestata al padre: l’hanno intercettata anche a Zogno, quel giorno. Nel frattempo arriva da Brescia la svolta alle indagini sul colpo armato valso un bottino da 12 mila euro (5 mila sono stati recuperati). Perché in manette è finito anche il terzo complice della rapina. Bresciano, sulla trentina, ha partecipato infatti a un’altra rapina: quella consumata all’Ipersimply di Manerbio circa un paio di mesi fa, poco prima dell’irruzione a Zogno. Un filo sottile, lungo meno di cento chilometri, che lega parte della banda alle due province coinvolte. Con lui, infatti, anche stavolta, ci sarebbe stato (soltanto lui) Mazzocchi. Formalmente, la procura di Bergamo aspetta ora il passaggio «di consegne» dai colleghi bresciani per chiudere ufficialmente il cerchio. E cioè la trasmissione di tutti gli atti d’indagine affinché gli ulteriori elementi probatori utili a tratteggiare e definire ruoli e responsabilità riconducibili alla rapina di Zogno siano adeguatamente ricostruiti. (m.rod.)