«Dalla Centrale a Cavezzali La città attrae se è sicura»
«La legalità non va strumentalizzata per fini politici. È un bene di tutti», spiega Cardona a un anno dall’incarico «Ora con il Comune c’è condivisione»
Il questore Marcello Cardona è un poliziotto riservato, la maggior parte del tempo la trascorre in via Fatebenefratelli, con i suoi collaboratori; per il suo ufficio ha scelto un’ampia scrivania col piano di vetro, un pezzo moderno nelle stanze storiche. Su quel tavolo, in questi giorni, passano i report dell’operazione «Palazzo dei fantasmi», lo sgombero dello stabile di via Cavezzali 11, il più imponente intervento di sicurezza urbana (quasi 100 appartamenti recuperati dalle occupazioni abusive) della storia recente di Milano. «E non è finito», puntualizza il questore.
Cosa manca?
«Abbiamo lavorato per mesi all’analisi; abbiamo gestito un’operazione molto delicata grazie a una buona programmazione; ora bisogna consolidare i risultati».
Nuovi controlli? «Continui. Dobbiamo impedire che si facciano passi indietro. Intendo questo, quando parlo di strategia».
L’esperienza di Cardona a Milano iniziò circa un anno fa con un blitz altrettanto imponente in stazione Centrale, c’erano i cavalli e l’elicottero, e questo impiego di forze provocò qualche polemica, anche con il Comune, per un approccio troppo «muscolare». Rivendica l’operazione? «L’approccio fu identico a quello per Cavezzali. Si individua un problema, si interviene al momento giusto con un servizio anche imponente, ma è grazie a quell’impatto iniziale che ancora oggi, in Centrale, possiamo lavorare nell’ordinario per garantire sicurezza alla zona».
Per questo avete scelto la stazione per la festa della polizia?
«È un luogo simbolo: non per le operazioni di polizia, ma perché in Centrale arriva chi viene a curarsi in città, gli studenti delle università, i ragazzi per i colloqui di lavoro. È il simbolo di una città che cresce, si sviluppa, si proietta in Europa e nel mondo. Abbiamo ben chiaro un punto: la sicurezza è fondamentale in questo sistema, per rendere la città attrattiva».
Cosa è cambiato in questo anno?
«Che ci conosciamo meglio, noi e il Comune condividiamo in pieno una determinazione
Nessun passo indietro, i risultati vanno consolidati: prossimi obiettivi via Bolla e il boschetto di Rogoredo
sobria, silenziosa e tenace nel risolvere i problemi. Esistono ancora aspetti negativi, ad esempio la zona di via Bolla o il “boschetto” di Rogoredo. Ma i cittadini devono sapere che queste situazioni vengono monitorate e affrontate, grazie alla collaborazione con il prefetto Luciana Lamorgese e con un eccezionale ufficiale dei carabinieri come il comandante provinciale Luca De Marchis».
Sulla sicurezza però ci sono ancora molte polemiche.
«Le critiche le accetto, ma stiamo attenti a non usare la sicurezza per fini strumentali, personali o politici. È un bene di tutti e va gestita in maniera il più possibile oggettiva, col lavoro, senza proclami. L’ordine pubblico, ad esempio, per la questura è una sfida continua: le partite allo stadio, gli eventi come la maratona, la campagna elettorale in cui abbiamo contenuto tutte le possibili tensioni».
A proposito, si avvicina il 25 Aprile...
«E non ci sarà una manifestazione al Campo X del cimitero di Musocco, è stata vietata l’anno scorso e lo sarà anche quest’anno».
Quali sono le direttrici di lavoro per il futuro?
«Il controllo del territorio, come indica il capo della polizia Franco Gabrielli, è il tema fondante per le forze dell’ordine moderne. Stiamo dando nuovo impulso e centralità ai commissariati di zona, dove sposteremo anche forze investigative. Ogni ufficio sul territorio, ogni poliziotto in strada, rappresenta una sentinella, che può intercettare punti di crisi o sofferenza della città. Il tutto inserito in un quadro di coordinamento che permetta di programmare interventi importanti, come quello in Cavezzali, e lavori anche di minor impatto, prima che certe situazioni diventino patologiche. Si lavora sempre sul doppio livello»
È sufficiente in casi come quello di Rogoredo?
«La nostra presenza è sistematica, ma è ovvio che certe situazioni si risolveranno solo con una riconversione della zona. Di certo non si possono tenere 200 poliziotti sempre fermi a Rogoredo».
Un problema di risorse? «No, la chiave è la ricerca
dell’equilibrio tra garanzia di sicurezza, risorse e, soprattutto, vivibilità della città. Ad esempio, per il Duomo stiamo elaborando un meccanismo che elevi gli standard di sicurezza, ma molto più sobrio di quello attuale. Vedere tanti militari e poliziotti schierati davanti a una chiesa non è giusto».
Come cambia l’anti terrorismo dopo la «sconfitta» dell’Isis?
«Con una concentrazione ancor più profonda sulla prevenzione, che si ottiene, ancora una volta, rafforzando il controllo del territorio, in questo caso allineato al lavoro della nostra Digos, sostenuto dal dottor Alberto Nobili in Procura. La chiave è il sistema: che ci ha permesso di ridurre i reati del 6 per cento; ma ci poniamo l’obiettivo di una riduzione ancor più significativa».
Perché allora parla spesso di paura e percezione?
«Perché una signora anziana a cui strappano una collanina ha paura e ha una percezione negativa, e di fronte a questo noi non possiamo certo dire che sia un problema di altri, o che abbiamo ridotto i reati. Ce ne preoccupiamo. Non è giusto speculare politicamente su quella paura, ma sarebbe un errore altrettanto grave, se non peggiore, sottovalutarla. E anche quando i cittadini ci ringraziano, e capita spesso, sappiamo che c’è ancora tanto da fare. Ecco perché il controllo del territorio ritorna ancora come la madre di tutte le strategie sulla sicurezza: per rispondere alla paura di quella signora e, allo stesso tempo, per una più efficace prevenzione anti terrorismo».
Quali sono i progetti per i prossimi mesi?
«Lavoriamo da tempo con il Politecnico a un progetto sperimentale per un grande investimento in tecnologia, uno strumento che consenta a qualsiasi poliziotto di avere sotto mano il quadro del territorio in cui lavora. Lo stesso stiamo cercando di fare per azzerare i tempi di rilascio dei passaporti. Anche con la Fiera, abbiamo aperto un discorso per un nuovo progetto di controllo e sicurezza. E con la direzione distrettuale antimafia stiamo investendo molto sull’attività preventiva e la confisca dei beni».
Il 25 aprile Non ci sarà alcuna manifestazione al Campo X di Musocco, è stata vietata come un anno fa