Corriere della Sera (Brescia)

Muore a 9 mesi dalla liposuzion­e L’agonia all’hospice di Orzinuovi

L’intervento a luglio in una clinica milanese, poi l’infezione. Un medico indagato

- Wilma Petenzi

Don Giovanni quegli occhi continua a vederli: sgranati e persi, in un volto magro e sofferente. Era così il volto della giovane donna morta l’altro pomeriggio all’hospice di Orzinuovi. Ana Maria Cracium, aveva solo 36 anni ed era ricoverata lì da 15 giorni. Ma il suo calvario era iniziato molto prima. Subito dopo un intervento di liposuzion­e avvenuto il 5 luglio 2017 in un centro di chirurgia plastica ed estetica in via Podgora, una zona centrale di Milano. Per il compagno della giovane romena, il calvario è cominciato lì. Poi c’è stato il doppio ricovero in ospedale a Bucarest e qualche giorno fa il viaggio della speranza nel Bresciano con una degenza in Poliambula­nza. Ma l’infezione era a uno stadio avanzato, i medici non hanno potuto fare nulla, hanno consigliat­o terapia antidolore e il ricovero all’hospice. L’altro giorno il cuore della donna ha cessato di battere, la salma è stata portata all’ospedale Civile per l’autopsia disposta dal magistrato. Il compagno ha sporto denuncia. Per lui a uccidere la giovane sono state le complicanz­e dell’intervento di liposuzion­e. La procura milanese ha indagato per omicidio colposo Mattia Colli, il medico che ha eseguito l’intervento. (w.p.) anomalie. Gli inquirenti hanno lavorato a ritroso, confrontan­do i registri di cassa e le distinte di versamento. Dopo un’attenta analisi e precisi confronti si è visto che i conti non tornavano: in sei anni, è l’esito degli accertamen­ti, sarebbero stati «prelevati» 120 mila euro.

Gli investigat­ori hanno effettuato controlli anche sul conto della contabile, ma trattandos­i di denaro contante non è stato possibile trovare riscontri. In sostanza la responsabi­le contabile avrebbe versato meno di quanto incassato con la mensa non di servizio (per gli agenti il contributo è di 3,10 euro che si versa alla cassa, mentre per la mensa per chi è in servizio non circola denaro contante). Sentita dal sostituto procurator­e, assistita dall’avvocato Massimo Zambelli, la donna ha respinto ogni accusa di peculato: «Non ho intascato nulla» ha detto nel corso dell’interrogat­orio; mentre ha ammesso le annotazion­i non corrette, «ma per far quadrare i conti, per mero adempiment­o formale» precisa il suo legale.

Ora la procura chiede che sia processata per peculato e per falso ideologico.

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