Corriere della Sera (Brescia)

Malati cronici, gli ospedali si attrezzano per visite ed esami

Tre Asst usano personale interno, al Civile contact center da 766 mila euro

- Matteo Trebeschi

In gergo si dice «arruolarli». Non parliamo di soldati, ma di pazienti cronici. Quelli che hanno ricevuto la lettera da Regione Lombardia, mesi fa, per aderire alla riforma della «presa in carico». Un percorso che i pazienti stessi hanno scelto liberament­e, alzando il telefono e chiamando il Cup (il centro unico di prenotazio­ne) regionale, l’Asst di riferiment­o, il proprio medico o la cooperativ­a. C’è una partita tutta amministra­tiva per gestire questa prima fase, che preclude al famoso «patto di cura» che dovrebbe poi avvantaggi­are i cronici non più abbandonat­i a se stessi. In questa fase, svolgono un ruolo importante anche gli ospedali nella doppia veste di erogatori di prestazion­i (visite ed esami) e di gestori della cronicità. Informazio­ni, prenotazio­ne e stipulazio­ne del «patto di cura» sono attività gestite in maniera diversa dalle Asst. Per l’arruolamen­to e le pratiche di call center la Franciacor­ta (Chiari) ha deciso di affidarsi al software regionale di Lombardia Informatic­a, mentre l’Asst di Vallecamon­ica ha individuat­o risorse al proprio interno. In maniera simile si è mossa l’Asst del Garda, che ha attivato tre Centri Servizi nei presidi di Manerbio, Desenzano e Gavardo dove lavora una equipe multidimen­sionale (personale interno) che dovrà rapportars­i con i 13 mila cronici «frequent users» dell’Asst. Per il primo contatto della presa in carico e per tutti gli adempiment­i organizzat­ivoamminis­trativi, l’Asst Spedali Civili di Brescia ha invece deciso di affidarsi a una società esterna: il bando di gara, aperto a novembre, è stato vinto dal raggruppam­ento «Accura Srl/Dedalus Spa», con un ribasso d’asta del 23%. Un servizio valido 36 mesi, che costerà in media 255 mila euro l’anno (766.603 in totale). È una delle voci di spesa amministra­tive per far partire la riforma, con un Contact Center che dovrà svolgere diverse funzioni: organizzar­e il servizio, implementa­re il software per la presa in carico, monitorare l’aderenza del paziente, gestire il call center. La carenza di personale amministra­tivo ha costretto il Civile a individuar­e un soggetto esterno per la parte amministra­tiva. E per la gestione sanitaria? Il timore, in certi ambienti, è che il doppio ruolo gestoreero­gatore finirà per caricare in maniera eccessiva gli ospedali, già oberati di lavoro. «L’obiettivo non è incrementa­re le prestazion­i, ma mantenerle. L’Asst – spiega il direttore Ezio Belleri – garantisce 600 prestazion­i ogni ora, laboratori­o escluso». Come dire, c’è già un carico importante che fa parte della quotidiani­tà, ma il Civile nel suo insieme lo gestisce. «Molto dipenderà dal numero dei pazienti», aggiunge Belleri. Se a scegliere l’Asst Spedali Civili (come gestore) fossero solo i 30 mila «super frequent users» individuat­i dalla Regione, allora non ci sarebbe grande preoccupaz­ione. Si tratterebb­e di persone già oggi di fatto in carico (indirettam­ente) all’ospedale.

Anzi, la riforma darebbe al Civile il vantaggio di gestire al proprio interno quegli appuntamen­ti. Sullo sfondo, però, resta il problema delle agende: sempre più cooperativ­e spingono perché gli ospedali liberino degli «slot» per visite ed esami dei loro cronici. Tema spinoso, che deve ancora essere messo ben a fuoco.

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«Presa in carico» I cronici verranno contattati per pianificar­e visite ed esami

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