Malati cronici, gli ospedali si attrezzano per visite ed esami
Tre Asst usano personale interno, al Civile contact center da 766 mila euro
In gergo si dice «arruolarli». Non parliamo di soldati, ma di pazienti cronici. Quelli che hanno ricevuto la lettera da Regione Lombardia, mesi fa, per aderire alla riforma della «presa in carico». Un percorso che i pazienti stessi hanno scelto liberamente, alzando il telefono e chiamando il Cup (il centro unico di prenotazione) regionale, l’Asst di riferimento, il proprio medico o la cooperativa. C’è una partita tutta amministrativa per gestire questa prima fase, che preclude al famoso «patto di cura» che dovrebbe poi avvantaggiare i cronici non più abbandonati a se stessi. In questa fase, svolgono un ruolo importante anche gli ospedali nella doppia veste di erogatori di prestazioni (visite ed esami) e di gestori della cronicità. Informazioni, prenotazione e stipulazione del «patto di cura» sono attività gestite in maniera diversa dalle Asst. Per l’arruolamento e le pratiche di call center la Franciacorta (Chiari) ha deciso di affidarsi al software regionale di Lombardia Informatica, mentre l’Asst di Vallecamonica ha individuato risorse al proprio interno. In maniera simile si è mossa l’Asst del Garda, che ha attivato tre Centri Servizi nei presidi di Manerbio, Desenzano e Gavardo dove lavora una equipe multidimensionale (personale interno) che dovrà rapportarsi con i 13 mila cronici «frequent users» dell’Asst. Per il primo contatto della presa in carico e per tutti gli adempimenti organizzativoamministrativi, l’Asst Spedali Civili di Brescia ha invece deciso di affidarsi a una società esterna: il bando di gara, aperto a novembre, è stato vinto dal raggruppamento «Accura Srl/Dedalus Spa», con un ribasso d’asta del 23%. Un servizio valido 36 mesi, che costerà in media 255 mila euro l’anno (766.603 in totale). È una delle voci di spesa amministrative per far partire la riforma, con un Contact Center che dovrà svolgere diverse funzioni: organizzare il servizio, implementare il software per la presa in carico, monitorare l’aderenza del paziente, gestire il call center. La carenza di personale amministrativo ha costretto il Civile a individuare un soggetto esterno per la parte amministrativa. E per la gestione sanitaria? Il timore, in certi ambienti, è che il doppio ruolo gestoreerogatore finirà per caricare in maniera eccessiva gli ospedali, già oberati di lavoro. «L’obiettivo non è incrementare le prestazioni, ma mantenerle. L’Asst – spiega il direttore Ezio Belleri – garantisce 600 prestazioni ogni ora, laboratorio escluso». Come dire, c’è già un carico importante che fa parte della quotidianità, ma il Civile nel suo insieme lo gestisce. «Molto dipenderà dal numero dei pazienti», aggiunge Belleri. Se a scegliere l’Asst Spedali Civili (come gestore) fossero solo i 30 mila «super frequent users» individuati dalla Regione, allora non ci sarebbe grande preoccupazione. Si tratterebbe di persone già oggi di fatto in carico (indirettamente) all’ospedale.
Anzi, la riforma darebbe al Civile il vantaggio di gestire al proprio interno quegli appuntamenti. Sullo sfondo, però, resta il problema delle agende: sempre più cooperative spingono perché gli ospedali liberino degli «slot» per visite ed esami dei loro cronici. Tema spinoso, che deve ancora essere messo ben a fuoco.