L’edilizia ed il credito «negato»: lo scorso anno -11,6% di prestiti
Ottolini (Aib): «Le imprese ancora troppo dipendenti dalle banche»
Il Pil è tornato a crescere, il credito invece stagna e il più delle volte retrocede. Con un differenza netta: crescono i prestiti per le aziende mediograndi, continuano a flettere i finanziamenti per i più piccoli che sono però la maggior parte del tessuto imprenditoriale, sia in Lombardia sia nel bresciano. Risultato? I piccoli, in virtù della minor solidità dei loro bilanci, subiscono tassi d’interesse più onerosi da parte degli istituti di credito. E questo non aiuta di certo la corsa agli investimenti e la logica dell’industria 4.0.
A ben vedere, poi, il credit crunch ha colpito più di tutti il settore delle costruzioni, che nel Bresciano è anche il più in difficoltà nel restituire alle banche i finanziamenti già concessi negli anni passati («sofferenze»): a fronte di 100 euro prestati alle aziende edili, quasi un quarto non rientreranno. Inutile stupirsi, quindi, se le gli istituti di credito concedono finanziamenti più volentieri al mondo dei servizi e, soprattutto, a quello della più robusta industria. Sono i dati che emergono da uno studio dell’Associazione industriale bresciana, che ieri in sala Beretta ha ospitato la seconda edizione del Forum Impresa & Finanza.
Dal report emerge che, in provincia di Brescia, il mondo delle costruzioni e dei cantieri ha ottenuto l’anno scorso dalle banche prestiti per 3,6 miliardi di euro (-11,6%), l’industria ha invece superato quota 10 miliardi (-2,2%). I prestiti scendono ovunque, ma il manifatturiero è più solido, soprattutto quello ad alto valore tecnologico e orientato all’export: non a caso, per queste aziende le sofferenze rimangono al di sotto dell’ 8% rispetto al totale dei prestiti concessi. Se la piccola impresa porta ancora addosso i segni della crisi economica, ciò dipende anche dalla «vulnerabilità dei loro bilanci» ha sottolineato Maurizio Rocca, direttore della succursale bresciana di Banca d’Italia. Secondo il quale l’Aib e le altre associazioni di categoria potrebbero svolgere un importante ruolo di «sostegno al credito» per le piccole imprese. Le quali, a loro volta, «devono puntare a crescere», facendo leva su innovazione e internazionalizzazione. Una strada (quasi) obbligata. O quantomeno, una ricetta che in questi anni di crisi ha visto Brescia cambiare verso e tornare a crescere: «La nostra provincia – ha detto ieri il presidente di Associazione industriale bresciana, Giuseppe Pasini – ha chiuso il 2017 con un nuovo record di vendite all’estero di 15,8 miliardi e una crescita dell’ 8,8%». Un trend in salita che ha visto l’aumento, in parallelo, del Pil nazionale, con l’Italia che esce da 16 trimestri positivi consecutivi.
Tuttavia, come sottolineato da Davide Fedegrini (Ufficio studi Aib), il nostro Paese, pur avendo recuperato quattro punti rispetto ai minimi del 2013, è ancora distante dai dati pre-crisi, ampiamente superati dall’Europa, dalla Francia e dalla stessa Germania. Ma Brescia corre più dell’Italia, si sa: export e innovazione sono lì a dimostrarlo. Ma non tutto il tessuto produttivo e dei servizi vive la stessa situazione. Al proprio interno, i piccoli soffrono. E il dato sui prestiti in flessione (-3,2%) ne è una conferma. In altre parole, il credito alle imprese stenta ad accompagnare il recupero del valore aggiunto delle aziende stesse (+1,1%). Ma senza l’aiuto delle banche, gran parte delle aziende sono al palo.
Come ha precisato Stefano Ottolini (Aib), per sostenere i propri progetti gli imprenditori fanno leva soprattutto sugli istituti di credito. Da noi «il debito bancario incide per il 60%» sul finanziamento delle imprese, mentre in Europa il peso «è in media del 40%». Ecco che forse, oggi più che mai, serve iniziare a valutare anche forme diverse di finanziamento, alternative alle banche.