Mais nero, l’elisir di lunga vita racchiuso in una pannocchia
Ufficialmente conta pochi giorni di vita, ma l’associazione Mais nero spinoso è il frutto di anni di lavoro e collaborazione tra alcune figure delle amministrazioni di Esine e Piancogno con l’apporto del Molino Tognali di Esine e di Luca Giupponi dell’Università della Montagna di Edolo. L’attenzione verso quest’antica varietà di mais da farina inizia con un lavoro di ricerca per una tesi di laurea dell’esinese Francesca Patarini approfondita dall’Unimont, ed è caratterizzata dall’intensa colorazione, un rosso blu tendente al nero, e dalla granella recante un rostro che ne spiega l’appellativo di «spinoso». Ma queste particolarità costituiscono l’aspetto esteriore del mais nero spinoso, varietà rustica che ben si presta alla coltivazione montana, dal colore dovuto a sostanze denominate flobafeni ricche di proprietà antiossidanti, capaci di contrastare i fenomeni d’invecchiamento e prevenire l’insorgenza delle malattie croniche. L’associazione, ne parla Roberta Fiorini, assessore di Esine, ha come scopi la conservazione, la valorizzazione e la diffusione della conoscenza di questo prodotto, la farina che se ne ricava ha sentori tostati intensi e piacevoli, che dal 2016 è inserito nella sezione «antiche varietà da preservare» sul registro nazionale delle specie agricole e orticoli. Grazie ai «custodi» del seme originale, la famiglia Saloni e Stefano Plana, e alla «protezione» assicurata da un territorio montano isolato, l’ecotipo è giunto indenne da contaminazioni sino ai nostri giorni. Domenica dalle 9 alle 13 l’associazione distribuirà i semi.