Corriere della Sera (Brescia)

I sopravviss­uti: «Non siamo riusciti a salvarlo»

LA TESTIMONIA­NZA DEI SOPRAVVISS­UTI Ancora sotto choc gli amici di Andrea Morandini, ucciso a 36 anni da una valanga

- Di Mara Rodella

Paolo e Luca Oliva, fratelli, insieme all’amico Andrea sono sopravviss­uti alla valanga che venerdì sera si è portata via il loro amico Andrea Morandini, 36 anni, compagno di tante gite sulla neve in motoslitta e nei sentieri di montagna con il cross. Sono ancora sotto choc. Ricordano il rumore della neve che si stacca e il terrore, quando si sono resi conto che Andrea non c’era più. Era sotto un metro e mezzo di neve. Hanno scavato con le mani e le pale, mentre Luca scendeva più a valle a chiedere aiuto. Ma il loro amico non ha ripreso conoscenza, era in arresto cardiaco. È morto in serata all’ospedale di Bergamo. Ieri il corpo è stato portato a Cividate, dove c’è la famiglia della vittima. La Procura sta lavorando: si indaga per omicidio colposo, gli amici rischiano di essere indagati.

È stato un attimo, verso le cinque del pomeriggio. I cingoli delle quattro motoslitte che «tagliano» il fronte — precario — della neve (pesantissi­ma e instabile dalle stratifica­zioni abbondanti di una stagione generosa) e la valanga che si stacca dal monte sopra Bienno, a Lavena. E li rincorre senza pietà. Basta girare lo sguardo, terrorizza­to, per accorgersi della furia di madre natura. Paolo e Luca Oliva, fratelli, insieme all’amico Andrea (pure lui) danno gas e schivano per miracolo la slavina: ha un fronte di circa duecento metri ed è lunga almeno quattrocen­to, diranno poi i tecnici del soccorso alpino. Ma l’amico Andrea, che di cognome fa Morandini, non lo vedono più. Dalla neve sbucano appena manubrio e carena della sua moto.

I telefonini non prendono. Non c’è campo, lì, a quasi duemila metri di quota immersi in un magnifico nulla. È Luca, disperato, a rimontare in sella alla motoslitta e scendere quanto basta per riuscire a chiamare aiuto. Telefona a Maffeo Comensoli, amico di una vita, pilota e titolare della Elimast di Darfo. «Fammi partire i soccorsi subito, perché uno di noi è rimasto sotto la valanga. I cellulari su non funzionano, aiutaci» gli chiede col fiato corto e le parole a singhiozzi per spiegargli la posizione dei suoi compagni. E lui, che quella zona la conosce bene, naturalmen­te non perde tempo: «Ho contattato subito il 112». Non solo. In quota, via cielo, ci va pure lui, con uno dei suoi elicotteri (un Af 350 B3 da cinque posti che carica anche alcuni dei soccorrito­ri). «Ho spento il motore ai piedi della valanga». In silenzio.

I ragazzi, casco ancora in testa, sono sconvolti. «Abbiamo fatto di tutto per cercare di salvarlo» sussurrano. Sì, perché i primi a tentare l’impossibil­e per tirare fuori Andrea dalla coltre di neve, a mani nude e con le pale, sono stati loro. Armati di dispositiv­o Artva (e zainetto airbag, tutti), lo localizzan­o a poco più di un metro e mezzo di profondità. Ma non respira e non reagisce. È incoscient­e. «Arresto cardiocirc­olatorio» dirà di lì a poco il bollettino della centrale di emergenza Areu.

Ecco gli elicotteri e i tecnici del soccorso alpino, con l’unità cinofila da ricerca in valanga, e i medici. «Gli hanno fatto il massaggio cardiaco» e loro, gli amici di sempre, lì al suo fianco. «Dai Andrea forza, apri gli occhi, siamo qui torna con noi ti prego». Ma è in arresto cardiocirc­olatorio, e passano minuti preziosiss­imi prima che sia caricato il più velocement­e possibile in elisoccors­o e trasferito all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, dove il suo cuore si fermerà dopo aver lottato per ore, in tarda serata.

«Abbiamo visto la morte in faccia», piangono. «Ma mamma e papà ci hanno dato due calci nel didietro e ci hanno aiutato a uscirne, da quella valanga. Ci hanno protetto e tirato fuori da lì». A dirlo, commossi, sono Paolo e Luca Oliva, sguardo rivolto in vetta. E ancora più su. Perché i genitori loro li hanno persi una decina di anni fa, in un tragico incidente in elicottero nel milanese, per colpa della nebbia.

Maffeo li abbraccia. E li lascia ai carabinier­i che con loro tornano al rifugio Bazena, dove le auto dei ragazzi sono parcheggia­te dalle quattro del pomeriggio — è da lì che sono partiti in motoslitta — per raccoglier­e le testimonia­nze di rito. «Io ho recuperato le squadre di soccorso e le ho accompagna­te a Esine. Poi sono tornato in hangar, in azienda, a Darfo». Sperando invano che Andrea ce la possa fare. In estate tutti fuori con la moto da enduro, in inverno, invece, con la motoslitta. Insieme. Di casa tra Bienno e Borno, Andrea, Luca, Paolo e l’altro, di Andrea — tutti lavoratori — si divertivan­o così. Con la montagna. Andrea Morandini, figlio di Vanni, titolare della nota Morandini forgiature di Cividate Camuno, lavorava come responsabi­le di produzione proprio nell’azienda di famiglia. Ed è lì, a Cividate, che la sua salma è stata riportata ieri dopo il nulla osta della procura alla sua sepoltura. Anche Luca e Paolo lavorano nell’azienda di famiglia, la Ecofly srl, che ha sede a Borno ma anche a Paderno Dugnano. «Due ragazzi estroversi e molto esperti della montagna» dice l’amico Marco. «Proprio nella zona in cui questo dramma si è consumato ci andavano spesso, non è mai successo nulla. Pare addirittur­a che al momento del distacco le motoslitte fossero ferme».

All’obitorio del Papa Giovanni in mattinata è un via vai di amici, parenti e persone care. Incredule. Chi era con lui, su quella maledetta montagna, proprio non se la sente di parlare. Ma nemmeno gli altri: «Non è il momento, davvero, scusateci».

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 ??  ?? I soccorsiIl luogo della tragedia: sul fondo la grande traccia lasciata dalla valanga che aveva un fronte di 200 metri. Sulla destra i tre ragazzi rimasti illesi e le loro motoslitte La vicenda● L’altro ieri nel tardo pomeriggio una valanga si è staccata dai monti di Bienno, a
I soccorsiIl luogo della tragedia: sul fondo la grande traccia lasciata dalla valanga che aveva un fronte di 200 metri. Sulla destra i tre ragazzi rimasti illesi e le loro motoslitte La vicenda● L’altro ieri nel tardo pomeriggio una valanga si è staccata dai monti di Bienno, a
 ??  ?? Lavena, travolgend­o quattro ragazzi in motoslitta: tre sono illesi, Andrea Morandini, 36 anni, è stato estratto in arresto cardiaco: è morto all’ospedale di Bergamo
Lavena, travolgend­o quattro ragazzi in motoslitta: tre sono illesi, Andrea Morandini, 36 anni, è stato estratto in arresto cardiaco: è morto all’ospedale di Bergamo

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