Corriere della Sera (Brescia)

Il Chiaretto supera il milione il consorzio punta al raddoppio

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Potremmo chiamarlo il Patto Rosato: il giorno precedente l’apertura del Vinitaly, il Consorzio Valtenesi ha firmato un progetto con altri quattro (Chiaretto di Bardolino, Cerasuolo d’Abruzzo, Castel del Monte Rosato e Salice Salentino Rosato) per la promozione unitaria del vino rosato da uve autoctone italiane. Un altro tassello nella strategia del Consorzio, che si presenta alla rassegna con la prima vendemmia della nuova denominazi­one. «Valtènesi rappresent­a il vertice della piramide qualitativ­a della Doc Riviera del Garda Classico — sottolinea il direttore Carlo Alberto Panont — È un passaggio molto importante per noi che coincide peraltro con una forte crescita del rosé: basti pensare che nel primo trimestre 2018, l’imbottigli­ato di Valtènesi Chiaretto è arrivato a quota 1 milione e 40 mila bottiglie contro le 800 mila del corrispond­ente periodo 2017. La soglia, ambiziosa, è fissata a due milioni di bottiglie l’anno». Numeri che però si devono legare alla qualità, anche nel caso di vendemmie poco brillanti: lo scorso anno, c’è stato un calo del 16% con 42mila quintali di uva contro i 50 mila delle medie abituali. «Ma la qualità è stata su livelli superiori al precedente millesimo e si è vista la capacità di unione delle cantine, compatte da Sirmione a Salò, verso un traguardo: quello della valorizzaz­ione del prodotto. Il Valtenesi si vende solo in bottiglia, su un mercato che per l’80% è concentrat­o su ristorazio­ne, enoteche e wine bar» continua il direttore del Consorzio. Se è evidente che a media-lunga scadenza sarà fondamenta­le aumentare la superficie vitata per rispondere alle richieste del mercato, gli enologi sono alla ricerca di una qualità omogenea, con descrittor­i olfattivi sempre più caratteriz­zanti per uscire dalla massa dei vini rosati. Ma sarà il gusto dei consumator­i a guidare le scelte importanti, come dice Panont. (m.b.)

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