I fantasmi di una squadra che fa e disfa da sola La foto di una stagione
Più che una partita è stata la radiografia di una stagione, di una squadra, di un ambiente. Nel pareggio di ieri, che riletto in un quadro più ampio resta un buon risultato perché a contare non è il punto in sé bensì gli 8 su 12 nelle ultime 4 partite, c’è dentro tutto il Brescia, tutte le sue qualità e i suoi limiti, sul campo e negli uffici di chi decide. Qualità e limiti che a sette giornate dalla fine non sono più ipotesi ma prove, se non addirittura sentenze, nel senso che non c’è più modo di correggere. A primavera è spesso troppo tardi per tutto, ora si analizza e basta, si prende atto, si rielabora per pianificare il futuro, non per aggiustare il presente. Che il Brescia sia il primo avversario di se stesso era un’idea che in molti ci eravamo fatti da tempo, la partita di ieri ne è stata la conferma, la pistola fumante, come si dice in gergo processuale. Ha fatto e disfatto, costruito e distrutto, la stessa partita ieri il Brescia l’ha vinta e poi persa, infatti alla fine ha pareggiato. Ogni squadra ha una qualità e una classifica, e non sempre corrispondono, anzi: nel caso del Brescia la qualità è superiore alla classifica reale, significa cioè che si è sbagliato a mescolare gli ingredienti, non gli ingredienti in sé, non tutti almeno. Com’è che il Carpi ha sette punti in più, pur essendo una squadra nettamente inferiore? Li ha perché il Brescia per segnare un gol ne deve fare sempre tre, mentre il Carpi, che con 29 reti complessive ha il peggior attacco del campionato, sa far fruttare al massimo il nulla che crea. La partita di ieri lo ha dimostrato. E ha dimostrato, una volta di più, anche altro. Ad esempio che anche la difesa, per quanto ora abbia meccanismi più rodati, andrà rivoluzionata. La stagione ventura servirà altro, magari prima delle analisi tardive di primavera.